mercoledì 17 aprile 2013

Disinformazione: adesso basta!!!


Nel far west si vendeva l'olio di serpente per guarire da tutti i mali. Oggi e' cambiato qualcosa?

Non scrivo frequentemente pezzi d'opinione ma oggi e' diverso.

Oggi e' arrivato il momento di dire basta..

Il mondo di oggi e' un mondo difficile, ma dopotutto non e' molto diverso dal mondo di ieri, o dell'altroieri. No, non si stava meglio quando si stava peggio, ma certe logiche ricorrono immutate nel tempo. Sono parte intrinseca dell'essere umano.

Quando arriva una crisi, un disagio, che colpisce una fetta della popolazione ecco arrivare anche chi di questo cerca di approfittare, come un avvoltoio. A volte gli approfittatori non esitano ad alimentare il disagio; perche' piu' disagio equivale a piu' esasperazione e piu' "business".

Il modo piu' semplice per approfittarne e' trasformare un sentimento in un ritorno economico. Una trasmutazione degna del miglior alchimista, ma tutt'altro che semplice. Richiede un talento che quasi
non si piu' fare a meno che ammirare.

Quasi.

lunedì 1 aprile 2013

Il pesce dei miracoli


Eureka priapis, olotipo

E' piuttosto recente la scoperta di una specie di pesce che abita le correnti dei fiumi della Nuova Guinea, una specie che cambiera' la storia del genere umano.

Questo piccolo pesce gatto e' rimasto pressoche' sconosciuto per anni e la storia della sua scoperta e' una storia fin troppo comune. Raccolto per la prima volta nel secolo scorso sul campo dal dr. Dick Swell durante una spedizione esplorativa viene descritto con alcune note relative alla zona di campionamento e poi conservato in alcool viene impacchettato assieme ad altri campioni per essere spedito.

Se ne perderanno le traccce fino a pochi mesi fa, giorno in cui, Brock Thatfrost, un giovane dottorando al museo di Londra incaricato di lavorare alle interminabili collezioni di campioni dimenticati non si rende conto di avere una tesoro per le mani.

martedì 5 febbraio 2013

La percezione del dolore nei pesci - parte seconda


I pesci provano dolore? - Immagine di nature.com


C'e' poco da fare, per me e' impossibile "stare sul pezzo" come si dice in gergo giornalistico.

Semplicemente non ho il tempo materiale di finire gli articoli gia' cominciati (e ce ne sono tanti) ne' di aggiornare i vecchi articoli gia' pubblicati che richiederebbero una revisione.
Figuriamoci di stare al passo con le notizie di "cronaca" che, pur se interessanti, si succedono con un ritmo troppo rapido per i miei tempi.

Questo caso e' un'eccezione.
Non perche' l'articolo arriva al passo con le notizie, ma piu' che altro perche' sono stato fortunato nel poter includere nuovi sviluppi in un testo che stavo gia' elaborando.

Quest'articolo e' la continuazione del primo sulla percezione del dolore nei pesci e ha l'obbiettivo di completare la storia con una revisione degli articoli piu' recenti. Il tutto ha anche molto a che fare con discussioni recenti a svariati livelli che riguardano la pratica della pesca sportiva tout court ed in particolare la pratica della pesca con esche vertebrate vive. Discorso di cui non entro nel merito e che magari sara' oggetto di un post dedicato, in futuro.

Recentemente e' stato dato molto spazio su tutti i media ad un nuovo lavoro di Rose (nome che suonera' familiare a chi ha letto il primo articolo) ed altri scienziati che condividono la sua opinione.



Ma e' veramente cosi? Andiamo a vedere..

venerdì 25 gennaio 2013

"Carpe cruciane" ed altri parassiti sessuali

Se, come penso, tra i lettori ci sono degli affezionati del cartone animato Sampei, qualcuno forse ricorderà una puntata in cui il giovane pescatore giapponese introduce in un acquario una femmina gravida di carassio (tradotto erroneamente come "carpa cruciana", dall'inglese "crucian carp") insieme ad una trota ed inspiegabilmente le uova si schiudono, nonostante non ci fossero maschi a fecondarle.
 Il racconto prosegue con Sampei che racconta l'accaduto alla gente del paese, che gli dà di bugiardo. Al che, Sampei ed i suoi amici si rivolgono ad un professore di biologia, il quale spiegherà che le uova sono state fecondate dalla trota e, ciononostante, i pesci neonati non sono ibridi ma carassi al 100%. All'epoca, la mia reazione fu di spegnere la televisione, convinto di dover smettere di guardare cartoni animati giapponesi. Sennonché, anni dopo, scoprii con stupore che la storia è vera, nonostante una grossa inesattezza raccontata nel cartone. Andiamo per ordine. Il pesce in questione è Carassius gibelio, una delle tre specie di carassio introdotte anche in Italia. Esso, al pari di un'altra cinquantina di specie ittiche finora conosciute, ha una peculiarità: le femmine possono accoppiarsi con specie imparentate, come le carpe o altre specie di carassio, dando origine a prole non ibrida. Come si spiega questo fatto?

mercoledì 12 dicembre 2012

Ho visto cose..la biologia dei mondi fantastici

All'eta' di circa 17 anni avevo gia' divorato qualche centinaio di romanzi di fantascienza. Scelta all'inizio dettata per lo piu' da questioni economiche, visto che si potevano trovare ottimi libri per pochi spiccioli, ma poi sfociata nell'amore di una vita.

Durante l'ennesimo viaggio estivo, in un'estate di quelle che ammorbidiscono l'asfalto, comprai l'ennesimo libro nell'ennesimo cestone delle offerte di un anonimo autogrill. Fu la svolta.

Come al solito si trattava del secondo libro di una serie (non si trovavano mai serie complete o i libri primi) e non gli avrei dato due lire dalla copertina. Ma dentro e' stata una rivoluzione, una completa ecologia aliena e la sua invasione del pianeta.


Era un libro del ciclo degli Chtorr, scritto nello stile un po' machista di David Gerrold e fermatosi al 4 volume. Li ho recuperati tutti negli anni successivi, tra una bancarella dell'usato e uno scambio.
E la passione per questo generre speciale non si fermo' la' ma piuttosto continuo' con altri libri di Niven, Aldiss, Vonnegut, Silverberg e molti altri. Solo molto piu' tardi scoprii che molti di questi autori si avvalevano della consulenza di scienziati serissimi, come il Dr. Cohen, con la passione per l'esobiologia.
E' una passione che e' continuata fino ad ora e che segretamente coltivo con regolarita'.

Come potevo resistere quindi, quando i ragazzi del Carnevale della Biodiversita' mi hanno chiesto di scrivere un post a riguardo? E come potete resistere voi a non leggere tutti gli altri post dei blog aderenti?

Ecco il mio racconto...

giovedì 22 novembre 2012

Lucci, accrescimento e genetica - due visioni diverse



Una bellissima immagine del laboratorio di genetica molecolare del Southwest Fisheries Science Center (NOAA)

Quando lessi a suo tempo l'articolo scritto da Armando Piccinini su Caccia e Pesca fui colpito dalle conclusioni secche e categoriche sulla gestione della pesca sportiva.

L'articolo, come afferma l'autore, e' stato ispirato dalla partecipazione al 6th World Recreational Fisheries congress, tenutosi a Berlino lo scorso anno e a cui sfortunatamente non ho potuto partecipare, visto che ero impegnato sul campo.
Nello specifico Piccinini si e' ispirato alla presentazione di un laureando, Petr Zajicek, che lavorava alla sua tesi di laurea con Robert Arlinghaus come supervisore. Il lavoro presentato al congresso aveva il titolo: Juvenile growth and adult behavior determine angling vulnerability of pike (Esox lucius) in their natural environment e un riassunto e' disponibile nel book of abstracts della conferenza.
La tesi di Zajicek, incentrata sulla telemetria dei movimenti dei pesci, e' disponibile (in inglese) a questo indirizzo: http://besatz-fisch.de/images/stories/zajicek_masterthesis_2012.pdf  Poco o niente viene detto a riguardo delle connessioni con la pesca, o la genetica, che al momento sono ancora sotto analisi, ad opera di un altro studente: Tonio Pieterek.

Vorrei riprendere il discorso, perche' reputo l'argomento molto interessante e perche' ho avuto occasione di discuterne direttamente con i ricercatori coinvolti dopo la mia collaborazione con l'Istituto nell'ultimo anno. Come vedremo ci sono molti spunti di riflessione.

giovedì 8 novembre 2012

Il boga grip tra necessita' e velleita'



Non sono un gran sostenitore dell'uso del boga grip.

Non tanto per l'attrezzo in se' quanto per il modo in cui viene usato dalla stragrande maggioranza dei pescatori. Perche', ricordiamolo, alla fine e' sempre una questione di come si usano gli strumenti che si hanno.

Recentemente ho trovato questo video che racconta di una ricerca effettuata in Australia, sul barramundi, un pesce della famiglia dei Latidi tra i piu' apprezzati dai pescatori sportivi.
Apprezzo sempre quando e' possibile divulgare i risultati di una ricerca scientifica in maniera semplice e diretta, come con un video, ma quello che mi ha colpito di piu' e' stato vedere il concetto dello studio "travisato" dallo stesso autore, nella fretta di comunicare.

Il dottor. Grace, che appare nel video, dice chiaramente che le lesioni alla spina dorsale provocate dal boga grip si sarebbero normalizzate in pochi giorni, e che il danno alla mandibola era di poco conto. Invece, purtroppo, si sbagliava.

Nell'articolo pubblicato in seguito a questo studio infatti Grace e Gould hanno rilevato danni praticamente permanenti, che permanevano 10 settimane ed oltre. Inoltre tutti i pesci maneggiati con il boga, anche in orizzontale, ricevevano un grosso foro che non era "comparabile con una ferita di un amo" come sostenuto nel video.
Alla fine puo' succedere, una discrepanza tra risultati preliminari e finali.

Il tutto pero' mi ha portato a fare una riflessione: il boga grip serve davvero? e se si, quando e come?