Recentemente sono tornato in Italia per una settimana, in occasione di una conferenza, un seminario e un po' di giorni di lavoro per completare uno studio iniziato quasi un anno fa.
Mi e' anche capitato di arrivare alla fiera di Vicenza, dove ho avuto l'occasione di venire a contatto con questa iniziativa e i suoi promotori.
Ho cosi' finalmente deciso di pubblicare uno scritto che avevo preparato molti mesi fa, sull'onda della polemica nata dalla decisione di inserire la carpa nella lista delle specie alloctone in Emilia Romagna (qua e qua un paio di esempi per tutti).
Come testimoniano molti degli scritti visti in quei giorni (e tutt'ora!) c'e' innanzitutto un grosso problema di comprensione delle definizioni in gioco. Le specie si dicono:
alloctone = introdotte dall'uomo in una data area
autoctone = non introdotte dall'uomo, dunque evolute o migrate naturalmente in una data area
invasive = si applica alle specie che proliferano incontrollatamente, causando squilibri ecologici
E' palese che non sono differenze frivole. I termini non sono intercambiabili ma hanno una precisa valenza ecologica ed eventualmente delle conseguenze gestionali. Molti pescatori tendono ad usare, sbagliando, la parola "alloctono" come sinonimo di "invasivo" e non considerano che "alloctono" si applica a tutte le specie introdotte dall'uomo, indipendentemente dall'epoca. Perche' 50, 100 o 1000 anni fa sempre dell'intervento dell'uomo si parla. Ho scritto tempo addietro un approfondimento su questi termini.
Dire che una specie e' "alloctona" o "autoctona" e' semplicemente definire come e' arrivata ad essere in un dato luogo (per vie naturali o per l'intervento dell'uomo) e non ha necessariamente una conseguenza gestionale immediata, come potrebbe avere il termine "invasiva". Termine che ovviamente e' molto piu' delicato attribuire a l'una o l'altra specie, e sul quale magari dovro' scrivere un articolo apposito.
Questi problemi di comprensione evidentemente si ripercuotono anche sugli addetti al settore, che dovrebbero avere piu' buon senso nell'affrontare argomenti con rilevanza gestionale e di relazioni con i portatori di interesse.
E' il caso dell'allora presidente dell'AIIAD, associazione nazionale degli ittiologi di acque dolci, che nel febbraio 2014 ad un convegno ISPRA considerava la carpa alloctona (e nemmeno definibile come para-autoctona).
Salvo poi appoggiare l'iniziativa di un cambio di classificazione a livello ministeriale con le associazioni di settore a dicembre 2014 (http://www.carponline.it/blog/p/zurma_sullintervento_al_carp_specialist.htm).
Peccato che queste cose tanto umili quanto bistrattate (i dati) non abbiano riguardo per nessun colore politico e alla fine, piano piano, portino con se' un'implacabile verita' che e' difficile ignorare o manipolare.
Quindi cosa dice veramente la scienza a riguardo?
Tutti gli autori sono concordi nello stabilire che la carpa sia un pesce alloctono nella penisola Italiana, cioe’ che vi sia stata introdotta in seguito all’intervento dell’uomo. Un certo grado di incertezza persiste a riguardo della definizione della sua data di introduzione (Gherardi et al. 2008). Inoltre questa incertezza e’ tanto piu’ grande se si considerano le date di introduzione nei vari distretti biogeografici e la problematicita’ di accertarne la diffusione storica in sistemi idrici naturali. Con tutta probabilita’ si tratta di un evento posteriore al 1500 e ripetuto piu’ volte con diverse origini e modalita’.
La prima testimonianza verbale della presenza della carpa in Italia e’ forse riportata da Faccioli (1966) e consiste in una ricetta culinaria di un cuoco lombardo residente a Roma. Testimonianza che risale al 1450 e dove il pesce viene chiamato carpani, lasciando non pochi dubbi.
Le prime testimonianze storico-scientifiche della presenza della carpa in Italia e in natura si datano posteriormente al 1600, con la nascita delle prime raccolte sulla fauna italiana (p.es. le pubblicazioni di Bonaparte, nei primi dell’800). Fino al 1500 non erano presenti nuclei medievali significativi di aquacultura della carpa in Italia (Hoffman 1995) e la specie stessa non e’ nemmeno identificata in forma scritta prima del XVI secolo (e anche allora solo come riferimento e non come descrizione). Non esistono reperti archeologici, non esistono dipinti o altre testimonianze precedenti al 1500-1600.
Si puo' quindi dire che, con qualche incertezza, la carpa sia probabilmente arrivata in italia tra il 1500 e il 1600.
Vuoi saperne di piu' circa la data di introduzione della carpa in Italia? Clicca il pulsante qui sotto per mostrare l'approfondimento tecnico
Vuoi saperne di piu' circa gli effetti sull'ecosistema dell'introduzione della carpa? Clicca il pulsante qui sotto per mostrare l'approfondimento tecnico
Sistematica e normativa
La maggior parte delle provincie o regioni cataloga la carpa come specie alloctona, ma altrettanto
frequentemente essa non viene catalogata come specie invasiva. Questa decisione e’ per lo piu’ basata sulla mancanza di studi di settore specifici ma anche da un basso grado di invasivita’ in molte aree. Un precedente tentativo della regione Veneto di rubricare la specie come para-autoctona e’ risultato fallimentare e annullato con la sentenza della Corte Costituzionale 30/2009. Il risultato della sentenza sancisce che non spetta alle regioni, bensi’ al ministero l’inclusione della carpa fra le specie autoctone o meno. Una qualsiasi decisione in tale senso, da parte di una regione, verrebbe annullata in breve tempo da un TAR. In tal senso la proposta della regione Umbria che ricalca quella del Veneto e' destinata a fallire in partenza.
Attualmente, secondo il vigente ordinamento (DPR 120/2003) le specie sul territorio sono classificate come autoctone o non autoctone. La carpa e’ considerata come non-autoctona secondo questa dicotomia. In generale le fonti scientifiche sono concordi nell’affermare l’origine non italiana della carpa e la stessa non e’ inclusa in nessuna lista, ministeriale o meno, delle specie autoctone.
Esiste pero’ un documento dell’INFS , edito con il patrocinio del ministero nel 2007, che propone
l’introduzione di una terza categoria, quella delle specie para-autoctone. Queste specie, introdotte
prima del 1500, sono da considerarsi, secondo l’INFS, equiparate a quelle autoctone e la carpa e’ inserita in una lista di tali specie (pur senza nessun supporto scientifico). Tale pubblicazione pero’ non e’ ancora stata recepita dal Ministero e quest’ultimo non ha ancora emanato linee guida condivise sull’argomento. Pertanto dal punto di vista legale la definizione non sussiste. Inoltre altri documenti emessi sotto l’egida del ministero sono in contrasto con la proposta dell’INFS, compresa la lista rossa IUCN dei vertebrati italiani di recente pubblicazione (2013).
Cosa cambierebbe in termini di gestione se la carpa fosse classificata come autoctona?
NULLA
Aspettate, lo scrivo un po' meglio.
NULLA
E' chiaro cosi?
Tutte le regioni che hanno tutt'ora la carpa tra le specie alloctone la tutelano comunque con misure gestionali e la bozza proposta in Emilia Romagna non faceva eccezione su questo. Oltre a godere di limitazioni al prelievo (le classiche misure minime, no kill o riposo per frega) la specie puo' anche essere oggetto di ripopolamenti, per esempio in campi gara.
La carpa e' peraltro diffusa ormai su tutto il territorio nazionale e non presenta speciali problemi di conservazione, essendo una delle specie piu' abbondanti della penisola (isole comprese) ma anche a livello globale. In parole povere, le tutele attuali sono quasi sicuramente in grado di assicurare ai pescasportivi tutte le ore di divertimento che vogliono e nessuno, dico NESSUNO, ha intenzione di cambiare lo status quo e cambiarne la gestione. Se, in alcune aree, le tutele hanno bisogno di essere aumentate questo e' possibile anche oggi e viene gia' fatto in molte regioni (ad esempio in Friuli).
L'iniziativa intrapresa da FIPSAS in questo senso e' abbastanza risibile.
Primo perche' pretende di ridurre una definizione scientifica ad una scelta popolare. La scelta popolare semmai entra in gioco a posteriori, quando si tratta di decidere come gestire le informazioni scientifiche (in generale ignorandole, ma vabbe'). Chiedere di dichiarare la carpa autoctona significa decidere che dopotutto non l'hanno portata gli uomini in italia, ma che si e' evoluta qui, ignorando completamente le proprie conoscenze.
Secondo perche', dal punto di vista della gestione, e' perfettamente inutile, come testimoniato dalle tutele di cui la carpa gia' gode.
Terzo perche' e' in contraddizione con se stessa, come spiegato nella prima riga del volantino che chiede di firmare per una carpa "autoctona" la specie e' definita "alloctona introdotta in tempi storici".
Avrebbe avuto molto piu' senso se il referendum avesse riguardato il concetto di invasivita' della specie o la sua gestione pratica. Anche se ovviamente il risultato sarebbe stato ancora una volta scontato (nessun cambiamento rispetto alla situazione odierna, se non dovesse essere ancora chiaro)..
Ma allora perche' montare tutto questo casino? Perche' terrorizzare i pescatori con la prospettiva di un'eradicazione totale della specie, quando nessuno ne ha mai neanche parlato?
E soprattutto perche' farlo nel caso dell'Emilia Romagna ma non di tutte le altre regioni italiane?
A volte anche io non ho tutte le risposte. E d'altra parte il mio campo di esperienza e' un'altro.
So solo che non ha niente a che fare con regolamenti europei, che peraltro non contemplano la carpa fra le specie invasive. E non ha niente a che fare nemmeno con il problema del bracconaggio, che e' un problema che non dipende assolutamente da come viene classificata la carpa.
P.s.
Ci sono periodi molto difficili per via del lavoro e della vita. L'ultimo anno e' stato senza dubbio uno di questi e il blog ne ha risentito pesantemente. Spero di ritornare a scrivere con piu' frequenza nel futuro prossimo. Ci sono molti articoli da completare in coda di redazione.
Mi e' anche capitato di arrivare alla fiera di Vicenza, dove ho avuto l'occasione di venire a contatto con questa iniziativa e i suoi promotori.
Ho cosi' finalmente deciso di pubblicare uno scritto che avevo preparato molti mesi fa, sull'onda della polemica nata dalla decisione di inserire la carpa nella lista delle specie alloctone in Emilia Romagna (qua e qua un paio di esempi per tutti).
Come testimoniano molti degli scritti visti in quei giorni (e tutt'ora!) c'e' innanzitutto un grosso problema di comprensione delle definizioni in gioco. Le specie si dicono:
alloctone = introdotte dall'uomo in una data area
autoctone = non introdotte dall'uomo, dunque evolute o migrate naturalmente in una data area
invasive = si applica alle specie che proliferano incontrollatamente, causando squilibri ecologici
E' palese che non sono differenze frivole. I termini non sono intercambiabili ma hanno una precisa valenza ecologica ed eventualmente delle conseguenze gestionali. Molti pescatori tendono ad usare, sbagliando, la parola "alloctono" come sinonimo di "invasivo" e non considerano che "alloctono" si applica a tutte le specie introdotte dall'uomo, indipendentemente dall'epoca. Perche' 50, 100 o 1000 anni fa sempre dell'intervento dell'uomo si parla. Ho scritto tempo addietro un approfondimento su questi termini.
Questi problemi di comprensione evidentemente si ripercuotono anche sugli addetti al settore, che dovrebbero avere piu' buon senso nell'affrontare argomenti con rilevanza gestionale e di relazioni con i portatori di interesse.
E' il caso dell'allora presidente dell'AIIAD, associazione nazionale degli ittiologi di acque dolci, che nel febbraio 2014 ad un convegno ISPRA considerava la carpa alloctona (e nemmeno definibile come para-autoctona).
Salvo poi appoggiare l'iniziativa di un cambio di classificazione a livello ministeriale con le associazioni di settore a dicembre 2014 (http://www.carponline.it/blog/p/zurma_sullintervento_al_carp_specialist.htm).
Peccato che queste cose tanto umili quanto bistrattate (i dati) non abbiano riguardo per nessun colore politico e alla fine, piano piano, portino con se' un'implacabile verita' che e' difficile ignorare o manipolare.
Quindi cosa dice veramente la scienza a riguardo?
Tutti gli autori sono concordi nello stabilire che la carpa sia un pesce alloctono nella penisola Italiana, cioe’ che vi sia stata introdotta in seguito all’intervento dell’uomo. Un certo grado di incertezza persiste a riguardo della definizione della sua data di introduzione (Gherardi et al. 2008). Inoltre questa incertezza e’ tanto piu’ grande se si considerano le date di introduzione nei vari distretti biogeografici e la problematicita’ di accertarne la diffusione storica in sistemi idrici naturali. Con tutta probabilita’ si tratta di un evento posteriore al 1500 e ripetuto piu’ volte con diverse origini e modalita’.
La prima testimonianza verbale della presenza della carpa in Italia e’ forse riportata da Faccioli (1966) e consiste in una ricetta culinaria di un cuoco lombardo residente a Roma. Testimonianza che risale al 1450 e dove il pesce viene chiamato carpani, lasciando non pochi dubbi.
Le prime testimonianze storico-scientifiche della presenza della carpa in Italia e in natura si datano posteriormente al 1600, con la nascita delle prime raccolte sulla fauna italiana (p.es. le pubblicazioni di Bonaparte, nei primi dell’800). Fino al 1500 non erano presenti nuclei medievali significativi di aquacultura della carpa in Italia (Hoffman 1995) e la specie stessa non e’ nemmeno identificata in forma scritta prima del XVI secolo (e anche allora solo come riferimento e non come descrizione). Non esistono reperti archeologici, non esistono dipinti o altre testimonianze precedenti al 1500-1600.
Una natura morta con carpa, di Giacomo Francesco Cipper (1664–1736) (photo @ Wikimedia Commons)
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Sistematica e normativa
La maggior parte delle provincie o regioni cataloga la carpa come specie alloctona, ma altrettanto
frequentemente essa non viene catalogata come specie invasiva. Questa decisione e’ per lo piu’ basata sulla mancanza di studi di settore specifici ma anche da un basso grado di invasivita’ in molte aree. Un precedente tentativo della regione Veneto di rubricare la specie come para-autoctona e’ risultato fallimentare e annullato con la sentenza della Corte Costituzionale 30/2009. Il risultato della sentenza sancisce che non spetta alle regioni, bensi’ al ministero l’inclusione della carpa fra le specie autoctone o meno. Una qualsiasi decisione in tale senso, da parte di una regione, verrebbe annullata in breve tempo da un TAR. In tal senso la proposta della regione Umbria che ricalca quella del Veneto e' destinata a fallire in partenza.
Attualmente, secondo il vigente ordinamento (DPR 120/2003) le specie sul territorio sono classificate come autoctone o non autoctone. La carpa e’ considerata come non-autoctona secondo questa dicotomia. In generale le fonti scientifiche sono concordi nell’affermare l’origine non italiana della carpa e la stessa non e’ inclusa in nessuna lista, ministeriale o meno, delle specie autoctone.
Esiste pero’ un documento dell’INFS , edito con il patrocinio del ministero nel 2007, che propone
l’introduzione di una terza categoria, quella delle specie para-autoctone. Queste specie, introdotte
prima del 1500, sono da considerarsi, secondo l’INFS, equiparate a quelle autoctone e la carpa e’ inserita in una lista di tali specie (pur senza nessun supporto scientifico). Tale pubblicazione pero’ non e’ ancora stata recepita dal Ministero e quest’ultimo non ha ancora emanato linee guida condivise sull’argomento. Pertanto dal punto di vista legale la definizione non sussiste. Inoltre altri documenti emessi sotto l’egida del ministero sono in contrasto con la proposta dell’INFS, compresa la lista rossa IUCN dei vertebrati italiani di recente pubblicazione (2013).
Cosa cambierebbe in termini di gestione se la carpa fosse classificata come autoctona?
NULLA
Aspettate, lo scrivo un po' meglio.
NULLA
E' chiaro cosi?
Tutte le regioni che hanno tutt'ora la carpa tra le specie alloctone la tutelano comunque con misure gestionali e la bozza proposta in Emilia Romagna non faceva eccezione su questo. Oltre a godere di limitazioni al prelievo (le classiche misure minime, no kill o riposo per frega) la specie puo' anche essere oggetto di ripopolamenti, per esempio in campi gara.
La carpa e' peraltro diffusa ormai su tutto il territorio nazionale e non presenta speciali problemi di conservazione, essendo una delle specie piu' abbondanti della penisola (isole comprese) ma anche a livello globale. In parole povere, le tutele attuali sono quasi sicuramente in grado di assicurare ai pescasportivi tutte le ore di divertimento che vogliono e nessuno, dico NESSUNO, ha intenzione di cambiare lo status quo e cambiarne la gestione. Se, in alcune aree, le tutele hanno bisogno di essere aumentate questo e' possibile anche oggi e viene gia' fatto in molte regioni (ad esempio in Friuli).
L'iniziativa intrapresa da FIPSAS in questo senso e' abbastanza risibile.
Primo perche' pretende di ridurre una definizione scientifica ad una scelta popolare. La scelta popolare semmai entra in gioco a posteriori, quando si tratta di decidere come gestire le informazioni scientifiche (in generale ignorandole, ma vabbe'). Chiedere di dichiarare la carpa autoctona significa decidere che dopotutto non l'hanno portata gli uomini in italia, ma che si e' evoluta qui, ignorando completamente le proprie conoscenze.
Secondo perche', dal punto di vista della gestione, e' perfettamente inutile, come testimoniato dalle tutele di cui la carpa gia' gode.
Terzo perche' e' in contraddizione con se stessa, come spiegato nella prima riga del volantino che chiede di firmare per una carpa "autoctona" la specie e' definita "alloctona introdotta in tempi storici".
Avrebbe avuto molto piu' senso se il referendum avesse riguardato il concetto di invasivita' della specie o la sua gestione pratica. Anche se ovviamente il risultato sarebbe stato ancora una volta scontato (nessun cambiamento rispetto alla situazione odierna, se non dovesse essere ancora chiaro)..
Ma allora perche' montare tutto questo casino? Perche' terrorizzare i pescatori con la prospettiva di un'eradicazione totale della specie, quando nessuno ne ha mai neanche parlato?
E soprattutto perche' farlo nel caso dell'Emilia Romagna ma non di tutte le altre regioni italiane?
A volte anche io non ho tutte le risposte. E d'altra parte il mio campo di esperienza e' un'altro.
So solo che non ha niente a che fare con regolamenti europei, che peraltro non contemplano la carpa fra le specie invasive. E non ha niente a che fare nemmeno con il problema del bracconaggio, che e' un problema che non dipende assolutamente da come viene classificata la carpa.
P.s.
Ci sono periodi molto difficili per via del lavoro e della vita. L'ultimo anno e' stato senza dubbio uno di questi e il blog ne ha risentito pesantemente. Spero di ritornare a scrivere con piu' frequenza nel futuro prossimo. Ci sono molti articoli da completare in coda di redazione.
2 comments:
Mi fa piacere ritornare a leggerti: in Italia (ma anche all'estero non mi pare siano messi molto meglio) è l'unico blog di un ittiologo che parla con cognizione di causa della gestione della pesca.
Comunque che tristezza: per un po' di voti, cominciano a mettere in giro leggende metropolitane anche sulle carpe!
Ciao Claudio, grazie del complimento ma qualche blog valido all'estero c'e' (p.es. fisheries blog).
Purtroppo non ho veramente abbastanza tempo da dedicare al blog, ormai da qualche anno, a causa del carico di lavoro. Onestamente stavo pensando di chiuderlo (lasciandolo comunque visibile) perche' sarebbe piu' onesto verso i lettori.
Nel caso specifico piu' che di leggende metropolitane si dovrebbe parlare di uno strano fraintendimento. La carpa volendo la si puo' anche chiamare autoctona (per motivi storici) ma non per questo autorizzare ripopolamenti indiscriminati o misure di protezione piu' stringenti. Cosi' come il chiamarla alloctona non vuol dire che domani ne pianifichino l'eradicazione.
Personalmente auspico sempre che si esca dall'ottica del tifo da stadio e si cominci a parlare di gestione in concreto, e lo si faccia alla risluzione geografica necessaria, qualsiasi sia l'argomento.
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