Per prima cosa ringrazio Marco della bella presentazione, anche se ora chissà quali aspettative vi sarete creati...
Per completare brevemente il mio profilo, aggiungo soltanto che di formazione sono naturalista, laureato con una tesi triennale sul Cottus gobio (altrimenti detto "scazzone", in onore del quale il mio pittoresco nickname...) ed una specialistica sul gambero di fiume italico. Attualmente sono al primo anno di dottorato presso l'università di Girona (Spagna) ed il mio lavoro di ricerca è incentrato sugli effetti di siccità e regolazione idrologica sulla fauna ittica. Ma la realtà è che resto pur sempre poco più che uno studente appassionato di pesca.
Ho accettato con entusiasmo la proposta di Marco per contribuire, compatibilmente con le mie competenze e con il poco tempo a disposizione, allo sviluppo del sito, per cui eccomi qua. Seguo il blog ormai da tempo, perché conosco chi ci scrive e devo ammettere che, nonostante Marco sia solo un giovane ricercatore, la sua cultura in materia non solo ittiologica, ma ecologica e biologica in senso lato, non ha niente da invidiare a quella di tanti esperti più navigati, anzi.
A questo punto la smetto di annoiarvi e passo al primo post, visto che è qui bello che pronto, un po' lunghetto a dire il vero, spero comunque non troppo pesante.
Buona lettura!
Roberto Merciai - Dr. Skazz
martedì 13 settembre 2011
Paperfish aveva bisogno di un'iniezione di vitalita'..Eccola!
E' arrivato il Dr. Skazz!
Come avrete sicuramente notato il numero e la frequenza dei post pubblicati negli ultimi mesi ha subito un drastico calo. Il motivo e' semplice: tanto e tanto lavoro.
Le idee non mancano ma spesso manca il tempo materiale di lavorarci e trasformarle in un articolo che sia decente. E come diceva sempre la mia mamma (e il Veca) o le cose le fai bene o meglio non farle.
A fine agosto dunque era arrivato il momento di prendere una decisione, lasciar perdere il blog o trovare un modo alternativo per continuare ad "erogare il servizio".
Ho sempre perso tanto tempo a leggere e scrivere su forum specifici ma in quel periodo mi colpi' il messaggio di un ragazzo che conoscevo (e conosco) solo per via telematica.
Roberto e' un ragazzo che come me dopo la laurea e' "dovuto" emigrare all'estero per completare i propri studi di dottorato e con cui condivido molti interessi, soprattutto riguardo al mondo della pesca e dei pesci. Allo stesso tempo siamo in due paesi molti diversi (e diversi dall'Italia) e non tutte le nostre opinioni coincidono (per fortuna). Anche per lui pero' l'impegno del dottorato stava diventando pressante e ha preso la decisione di staccarsi dai forum per non perdere tempo prezioso.
Ed e' li' che ho avuto l'idea di fargli perdere tempo a contribuire a questo blog!
Vuoi per fortuna, vuoi perche' bene o male Paperfish e' un progetto libero e senza schema, Roberto ha accettato ed ora e' entrato a far parte della redazione. Ora finalmente il blog si arricchira' di un nuovo punto di vista e sono sicuro non potra' che migliorare.
Date anche voi il benvenuto al Dr. Skazz!
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venerdì 26 agosto 2011
Larva di libellula
Sono tornato ieri notte dal mio tour of duty estivo. Bello, bello, bello. Faccio di sicuro il lavoro piu' bello del mondo (anche se di certo non il piu' pagato) e penso che pubblichero' quantomeno una serie di foto dei luoghi che ho visitato.
Ora non mi resta che rimettere in sesto i pezzi del blog (e della mia vita personale) che nel frattempo sono stati trascurati.Ci sono importanti decisioni da prendere all'orizzonte ed alcune di esse potrebbero avere pesanti conseguenze sulla continuazione del blog.
Oggi pero' non voglio preoccuparmi piu' di tanto ed invece mi concentro sulle ultime fatiche relative al corso di limnologia artica. La fortuna (ho lanciato una moneta) ha voluto che finissi nel gruppo dei macroinvertebrati acquatici assieme a molti dei miei ex-studenti.
Uno dei grandi assenti nelle nostre catture e' stata la larva (o ninfa/naiade a seconda della pignoleria) di libellula. Principalmente perche' la stagione era troppo avanzata a quelle latitudini (sottozero qualche notte in agosto).
Queste larve erano tra le mie preferite in gioventu' e facilmente reperibili nelle centinaia di pozze d'alpeggio a cui avevo accesso illimitato. Facili da allevare le tenevo in un terrario estremamente rozzo fino alla fase adulta.
In compenso pero' sono riuscito a recuperare qualche larva di Sialis. Roba che non vedevo da un bel po' di tempo visto che la maggior parte di questi insetti non vive nelle mie zone d'origine (che di ontani nemmeno l'ombra).
Ora non mi resta che rimettere in sesto i pezzi del blog (e della mia vita personale) che nel frattempo sono stati trascurati.Ci sono importanti decisioni da prendere all'orizzonte ed alcune di esse potrebbero avere pesanti conseguenze sulla continuazione del blog.
Oggi pero' non voglio preoccuparmi piu' di tanto ed invece mi concentro sulle ultime fatiche relative al corso di limnologia artica. La fortuna (ho lanciato una moneta) ha voluto che finissi nel gruppo dei macroinvertebrati acquatici assieme a molti dei miei ex-studenti.
Uno dei grandi assenti nelle nostre catture e' stata la larva (o ninfa/naiade a seconda della pignoleria) di libellula. Principalmente perche' la stagione era troppo avanzata a quelle latitudini (sottozero qualche notte in agosto).
Queste larve erano tra le mie preferite in gioventu' e facilmente reperibili nelle centinaia di pozze d'alpeggio a cui avevo accesso illimitato. Facili da allevare le tenevo in un terrario estremamente rozzo fino alla fase adulta.
Le parti boccali di una larva di libellula ed il loro funzionamento durante la predazione. Il labrum modificato viene esteso per catturare le prede
In compenso pero' sono riuscito a recuperare qualche larva di Sialis. Roba che non vedevo da un bel po' di tempo visto che la maggior parte di questi insetti non vive nelle mie zone d'origine (che di ontani nemmeno l'ombra).
Una larva di Sialis dalla Svezia.
Altrettanto impressionante nella capacita' di nuoto e di predazione, anche se gli adulti sono nettamente inferiori come predatori. In effetti mancando completamente di bocca vivono solo alcuni giorni.
Non preoccupatevi comunque, molto presto torneremo a parlare di pesci, come al solito.
sabato 6 agosto 2011
Siluro - curiosita'
Un utente mi ha gentilmente segnalato che la foto sorpa, apparsa in un precedente articolo sul siluro (QUESTO), non e' in realta' la foto di un siluro. Ringrazio Walter per la segnalazione.
In effetti si tratta di un pesce gatto americano, il testa piatta (Pylodictis olivaris), che e' rimasto incastrato cercando di ingoiare un pallone da basket e non riusciva piu' ad immergersi. Ancora vivo e' stato successivamente liberato.
Il motivo per cui ho pubblicato quella foto e' presto detto. Originariamente la foto che avrei voluto pubblicare era questa.
Che si riferisce ad un siluro morto per aver cercato di ingoiare un pallone da calcio. Pero' l'articolo si riferiva ad un argomento serio con un tono leggero e non pensavo (e non lo penso tutt'ora) che il tono scherzoso dell'immagine e della didascalia sarebbe andato d'accordo con questa foto un po' macabra.
Insomma l'obbiettivo era scherzare e prendere alla leggera l'argomento, non trovare una foto che si adattasse al testoo che spaventasse la gente.
D'altra parte di foto di pesci morti per ingordigia ne e' pieno il web, e' una cosa naturale che succede a molti animali, specialmente a sangue freddo. Comunque spero che l'equivoco sia chiarito.
Visto che ci siamo diamo un altro paio di notizie relative al siluro.
Questo documentario, piuttosto ben fatto, e' molto interessante e con ottime immagini subacquee. Girato negli areali originari del siluro mostra il corteggiamento nuziale durante la frega (piu' o meno intorno al minuto 6). Il mio tedesco e' veramente pessimo ma tant'e', spero che il vostro sia migliore del mio.
Un'altra foto reperita via internet mostra (presumibilmente) il record di siluro. Personalmente ho sempre trovato il dato citato in diversi articoli e libri un po' esagerato, ma a guardare questa foto potrei ricredermi.
E' questo il famoso siluro del Dnepr? Difficile dirlo.. A me sembra piu' uno storione ladano..
Purtroppo niente foto, o almeno niente foto chiare, ed e' abbastanza noto nell'ambiente che i russi non ci andavano troppo cauti con le misure..Magari un giorno anche queste taglie veramente eccezionali verranno confermate.
So che dopo un mese senza aggiornamenti questo non e' il modo migliore per cominciare ma visto che il lavoro sul campo mi sta prendendo meno tempo del previsto prometto di pubblicare qualche altro articolo piu' serio entro breve.
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martedì 28 giugno 2011
Storie di immissioni incredibili
Cosa sta rilasciando questo aereo dall
Coriandoli? Acqua per spegnere un incendio? Volantini con la faccia di Vendola? Bustine di zucchero sui bambini del delta del Niger? Saranno mica le ormai derisissime schie comiche?
Niente di tutto questo.
Questo aereo sta facendo niente piu' e niente meno di quello che per anni era stato fatto con mezzi molto piu' tradizionali.
Ma partiamo dall'inizio. Come fare a fare conservation management in aree che sono difficilmente accessibili, dove non ci sono strade ed e' difficile arrivare perfino a piedi?
Beh 100 anni fa non c'erano molte alternative e le risorse erano quelle che erano. Se si voleva immettere pesci in montagna le introduzioni erano fatte tramite grosse taniche portate a spalla. Lo stesso valeva per la gran parte del materiale che veniva ricavato sul posto o portato a spalla.
Alcuni portatori di avannotti di pesce in una foto d'epoca (NYDC)
Naturalmente ove possibile si ricorreva anche alla trazione animale. Almeno fino agli anni '70 le introduzioni di trota nei laghi alpini dell'america veniva fatta a cavallo in tutte le localita' che erano accessibili. Questo metodo e' ancor oggi utilizzato e la possibilita' di partecipare ad uno di questi progetti viene addirittura messa all'asta per finanziare i progetti.
Purtroppo le immagini di introduzioni a cavallo sono poche, per cui vi dovete accontentare..
La meccanizzazione ovviamente ha portato non pochi vantaggi ma anche gli ATV (i quad, tanto per intenderci) hanno qualche difficolta' a raggiungere localita' remote. Fango, guadi, strade con piu' buche che pezzi piani, paludi e zone con pendenze proibitive..
Allora si penso' di cominciare ad utilizzare gli aerei. I pesci venivano collocati nel vano di cargo di piccoli aerei assieme all'acqua e poi lanciati sul lago. Come tanti paracadutisti.
La mortalita' non era troppo alta e quando i programmi ebbero sufficienti fondi....beh il resto e' storia...
Uno schema di come avviene l'introduzione per via aerea (di Alvers Handerson, ricordate questo nome perche' sara' oggetto di un prossimo articolo)
Ovviamente tutto si puo' migliorare. Gia' con gli aerei si era incrementato incredibilmente il raggio a cui si poteva arrivare ma c'erano comunque tanti laghi che per la conformazione del territorio circostante non si prestavano a questo tipo di operazione. E allora potevano desistere? No, ovviamente no.
Si sono usati elicotteri che con la loro maggior capacita' di manovra riescono ad arrivare dove gli aerei non arrivano ed a ridurre ulteriormente la mortalita'.
Un elicottero si prepara a caricare le taniche piene di avannotti da rilasciare in quota (missoulian.com)
Ora voi vi starete probabilmente chiedendo se gliel'ha ordinato il dottore di fare tanti sforzi per portare dei pesci in zone inaccessibili. La risposta del perche' si fa tutto questo non c'e'. O meglio ce ne sono tante, tutte ugualmente valide sotto diversi punti di vista.
La maggior parte di esse si puo' riassumere con un: volevano pescare pesci dove prima non c'erano.
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mercoledì 22 giugno 2011
Alieni fra noi – Carnevale della biodiversita’ 4 di 6
"Un'opinione e' quello che si ha quando non si conoscono i fatti. Quando si conoscono i fatti non si ha bisogno di un'opinione.”
— Solomon Short
Questo post e’ la continuazione ideale di molti articoli gia’ apparsi su questo blog, anche se non elaborato come vorrei in quanto il tempo a mia disposizione e' veramente limitato. Dopotutto mi occupo degli effetti dell’introduzione di nuove specie per lavoro ed e’ stato per me naturale riversare parte delle mie conoscenze nel blog.
Potete leggere i precedenti articoli relativi al carnevale della biodiversita’ pubblicati in precedenza su questo blog a questi link: inifinite forme bellissime, biodiversita' e adattamenti, le dimensioni contano.
Sul blog Erba Volant di Enrico Bruni potrete trovare invece la lista completa di articoli che partecipano a questa edizione del carnevale, completa di una breve recensione per ognuno di essi.
Il livello altissimo degli autori dei blog partecipanti e' una garanzia di una lettura facile ed interessante.
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martedì 31 maggio 2011
La parabola del buon selvaggio
Le idee, si sa, sono cose strane. Fanno fatica a nascere ed a volte fanno ancora piu' fatica a morire.
C'e' un'idea particolarmente persistente che si sente riproposta periodicamente: quella del "buon selvaggio" che non raccoglie piu' di quello che puo' consumare e vive in armonia con la natura.
Sostenuta da molteplici autori del 18mo secolo come Shaftesbury e gia' allora contrastata da altri e' un'idea che fa fatica a morire ai giorni nostri. Sostanzialmente consiste nel dipingere l'uomo che vive nella natura come sostanzialmente buono, con alti principi morali ed etici innati e non acquisiti tramite religione o societa'.
Quest'idea probabilmente e' nata come reazione alle idee di Hobbes e ai fatti storici (massacri di indigeni) del secolo precedente.
La realta' e' che il selvaggio e' per natura tale e quale ad un uomo moderno. Semmai esistono differenze etiche queste sono il prodotto di societa' e cultura.
Molti sistemi di pesca e di coltivazione tradizionali e "primitivi" sono decisamente distruttivi su scala locale (pesca col veleno in amazzonia, bruciare foresta vergine in africa) e non lo sono su scala globale solo per il basso numero di abitanti e per le modeste porzioni di territorio a cui vengono applicati.
Nella realta' il selvaggio non riesce a far collassare le popolazioni di pesci principalmente perche' gli mancano i mezzi per farlo. Prova ne sia il fatto che quando questi mezzi vengono sviluppati (o forniti) non si fa nessun problema ad utilizzarli come e forse anche piu' delle persone "civilizzate".
Non e' una gara a chi e' "peggiore" ne' un disprezzare le altre culture che ci fa sentire migliori. Piuttosto quello del buon selvaggio e' un mito creato per far sentire peggiori noi stessi, una specie di condizione ideale a cui l'uomo moderno dovrebbe tendere.
Se volete leggere alcuni articoli sul tema non troppo tecnici e con un po' di umorismo vi consiglio il blog dell'Albero di Maggio.
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