lunedì 26 aprile 2010

Intervallo



Intervallo. O forse no.

Volevo un argomento leggero, tanto per staccare, e invece mi sono ritrovato a scrivere di uno dei piu' grossi problemi mondiali.

Overfishing. Cioe' il fatto che negli ultimi 100 anni abbiamo aumentato esponenzialmente la nostra capacita' di raccogliere pesce dal mare fino a far collassare gli stock delle prede piu' importanti. Cioe' rendersi conto che i 2/3 del pescato sono buttati (morti) perche' la pesca non e' selettiva. Cioe' rendersi conto che un ritmo del genere non e' sostenibile e rischiamo un collasso completo dell'ecosistema marino.

Produciamo abbastanza cibo da nutrire tutta la popolazione mondiale ma poco meno di 1/6 di essa (1 miliardo di individui) muore comunque di fame. Perche?Distribuzione ineguale.
Piu' o meno il discorso del pesce d'allevamento contro il pesce catturato nei mari.

Fish farming. Generalmente effettuato dando da mangiare sfarinati di pesce o di pollame. Nonostante i tassi di conversione molto elevati (anche 2,5:1) si tratta sempre di convertire una risorsa naturale in una artificiale, con relativa perdita.
L'idea di base e' la stessa della pesca intensiva (e dell'industria e dell'agricoltura etc.) cioe' che si cerca di fornire un prodotto a un prezzo sempre piu' basso.
Il problema e' che con questo sistema non si nutre la maggior parte della popolazione come sarebbe naturale credere ma si finisce soltanto per sovrasfruttare le capacita' dell'ambiente. In parole povere prendere acciughe in Argentina per fare salmoni pregiati in Norvegia.

Solo 4 note per cominciare a riflettere..

martedì 20 aprile 2010

Siluro: contenimento e rimozione




Questo posto e' l'ultimo (per ora) della serie dedicata al siluro ed e' anche sicuramente il piu' difficile da scrivere. La questione e' veramente spinosa e coninvolge problematiche di diversi settori, parlarne equivale a buttarsi in un ginepraio da cui e' difficile uscire indenni. Tanto piu' che a parlarne schiettamente si e' praticamente obbligati a pestare parecchi piedi, i cui proprietari non saranno certo contenti.
Ma almeno non avendo nessun interesse e nessun rapporto di lavoro in Italia, ne' con un lato ne' con l'altro, mi posso permettere di parlare senza peli sulla lingua.

Nei post precedenti abbiamo visto che tipo e quanto impatto ha un siluro sull'ambiente in cui viene introdotto. Ora non resta che decidere cosa fare a riguardo. Facile, direte voi.
E invece no.

Vediamo perche'...

Siluro: valutazione d'impatto



Felice Mauri ritratto con un siluro record di 2,60 m per circa 150 kg di peso. Pescato nel Lago Azzurro di Peschiera Borromeo nel maggio del 2008.

Immagine forse un po' cruda per introdurre un articolo altrettanto crudo.

Quando si parla di siluro non e' facile restare imparziali. I numeri sono numeri e in quanto tali non portano colpa, per questo nei primi due articoli mi sono limitato ad elencare le informazioni disponibili e i metodi con cui queste informazioni vengono ottenute.

Ma c'e' un punto in cui oltre alle considerazioni di tipo teorico occorre anche tirare delle conclusioni. Queste conclusioni devono essere necessariamente derivate dai dati e non devono essere affette (nei limiti del possibile) da considerazioni accessorie.

Quindi, che impatto ha un siluro sull'ambiente?

Non esiste una guida generale sul "come" fare una valutazione dell'impatto di una nuova specie in un ecosistema. Forse semplicemente perche' l'intera comunita' scientifica e' concorde nell'affermare che ogni specie alloctona ha un impatto negativo sull'ambiente. E questo vale non solo nel caso dei pesci ma di tutti gli organismi viventi. E' un principio talmente generale e talmente accettato che si e' tradotto in leggi ferree sulla diffusione delle specie in praticamente tutti gli stati avanzati, Italia compresa.

L'idea di un diverso approccio alla valutazione d'impatto, come per esempio proposta dall'amico Nicola Fortini di Firenze, basata sull'impatto diretto su specie a rischio e' talmente restrittiva da risultare inefficace nella maggior parte dei casi. Dimostrare un impatto diretto e fatale su specie a rischio normalmente comporta l'osservazione della colonizzazione per un numero di generazioni sufficiente, cosa che di solito pero' comporta anche l'eventuale sparizione della specie a rischio.
Seguendo questo principio pero' si arriverebbe a dei paradossi.
Per fare un esempio concreto: in popolazioni gia' compromesse e con specie autoctone presenti anche in altri bacini (quindi non a rischio) sarebbe lecito fare immissioni indiscriminate.

Pertanto, di norma, si preferisce agire con un principio cautelativo. Cioe' la non-pericolosita' deve essere dimostrata scientificamente prima di autorizzare un'introduzione.

C'e' comunque un modo per valutare che tipo di impatto ha il siluro sugli ecosistemi in cui viene introdotto. Ed e' quello di esaminare le sue caratteristiche autoecologiche cioe' il modo in cui si accresce, si riproduce, si alimenta etc.
- La sua resistenza ad un ampio spettro di parametri di qualita' dell'acqua quali temperatura, ossigeno disciolto ed inquinanti lo rende virtualmente immune dai maggiori problemi presenti nelle acque italiane, cioe' l'inquinamento, le asciutte e l'eutrofizzazione.
- Il suo rapido accrescimento grazie anche alle temperature dell'acqua (arriva a maturita' in soli 2-3 anni, alla misura di circa 70 cm) lo mette al riparo dalla predazione da parte di altri pesci o uccelli e gli permette di riprodursi relativamente presto.
- La sua dieta e il quantitativo di cibo ingerito (vedi i due articoli precedenti) lo rendono un predatore al top della catena alimentare, capace di influenzare le biomasse delle altre specie ittiche (e non) presenti.
- La sua attivita' notturna lo rende un predatore prima sconosciuto nelle acque italiane. Altri predatori notturni come la bottatrice, il pescegatto e l'anguilla non hanno uno spettro alimentare cosi' ampio.
In generale queste caratteristiche, unite alla capacita' di colonizzare praticamente qualsiasi nicchia ecologica lasciata scoperta o di scavarsi una nuova nicchia nell'ecosistema sottraendo risorse alle specie autoctone , sono le ragioni per cui molti scienziati temono l'introduzione di questa specie. Oltre ovviamente alla diffusione di virus e infezioni, comune a tutti i movimenti di specie.

Il siluro dunque ha un impatto diretto sull'ambiente sia come predazione diretta di alcune specie (fino a diventare il predatore al top della catena alimentare) sia come competizione per le risorse alimentari (dato l'ampio spettro di nutrizione).
Di sicuro il siluro non e' in grado di "mangiarsi tutti i pesci del lago" come sostengono alcuni. Potrebbe essere pero' in grado di ridurre drasticamente (fino al collasso) degli stock di specie gia' afflitte da altri problemi e in ogni caso di ridurre l'abbondanza delle altre specie. Semplicemente perche' un dato ecosistema puo' supportare soltanto una certa biomassa e ogni nuovo commensale porta via una fetta della torta agli altri, specialmente un predatore.

Se, dunque, il siluro ha un impatto sull'ecosistema cosa si puo' fare a riguardo? Questo sara' il controverso argomento del prossimo post.

Bibliografia (in ordine sparso):
Copp et al. 2009
Bianco P.G. (vari articoli e comunicazioni personali)

giovedì 8 aprile 2010

Ma cosa mangia un siluro?


Se qualcuno non si era addormentato leggendo il post precedente allora potrebbe trovare anche questo post di suo gradimento.

Perche' se dall'altra parte siamo arrivati a stabilire con un certo grado di incertezza quanto mangia un siluro la domanda che viene piu' naturale farsi dopo e' :
Cosa mangia un siluro?

mercoledì 7 aprile 2010

Ma quanto mangia un siluro?


Con questo post vorrei iniziare una serie di articoli dedicati all'argomento siluro. Ultimamente ho avuto modo di discutere in svariate sedi sia con i sostenitori che con i detrattori di questo pesce, sia con persone qualificate che con semplici pescatori appassionati.

Idealmente, data la vastita' dell'argomento, cerchero' di parlare di alcuni aspetti particolari della biologia e dell'etologia del siluro prima di avventurarmi a parlare di espansioni ed invasioni o di metodologie di contenimento.

La foto qui accanto ritrae i fratelli Milillo (di cui uno e', ad oggi, presidente del Gruppo Siluro Italia) alle prese con un siluro in una posa scherzosa. Mi e' sembrata la foto piu' adatta per introdurre quest'argomento cosi' caldo, un monito a sdrammatizzare perche' dopotutto parliamo solo di pesci..

Allora, dunque, quanto mangia un siluro?

martedì 6 aprile 2010

Un pesce di carta




Avrei voluto pubblicare questo post il 1 di Aprile ma obbiettivamente quel giorno avevo talmente tanto da fare che mi sono perfino dimenticato di fare i classici scherzi..

Dopo tanto tempo e qualche ripensamento ho deciso di aprire un blog tutto mio. L'idea e' quella di scrivere tutto quello che ritengo interessante riguardo ai pesci nella speranza di avere una specie di diario degli argomenti che mi hanno interessato e che, per ragioni di tempo e indirizzo, non ho potuto seguire con l'attenzione che meritano.
Se poi, incidentalmente, questi argomenti interessassero pescatori o semplici appassionati del mondo dei pesci e fornissero informazioni utili ne sarei doppiamente contento. Forse almeno nel mio piccolo potrei arrivare a contribuire alla divulgazione sull'argomento pesci che in Italia al momento e' ancora lacunosa ed aneddotica..

Come primo post non voglio tediare nessuno con argomenti pesanti (quelli saranno per il post successivo, partiro' in quarta) per cui vi propongo un semplice video grazie al quale ho convertito
le stampe di prova di alcuni articoli che ho scritto in invidiati soprammobili che al momento costituiscono un bel branco sopra alla mia scrivania.

Sperando che stimoli anche la vostra fantasia, ecco il pesce di carta: Origami Fish