venerdì 25 marzo 2011

America contro Europa

I'm just playin' America, you know I love you...


Non c'e' niente da fare, fra lavoro regolare ed extra il tempo per tutto il resto e' talmente limitato che bisogna fare delle scelte. Visto che il blog e' solo un hobby e' il primo a farne le spese.

Siccome pero' manca un sondaggio in homepage da un paio di mesi mi sembrava giunto il momento di ritagliare 5 minuti ed introdurlo a dovere.

Tra le tante differenze che ci sono tra Europa ed America ce n'e' una che forse molti non conoscono: quella nel modo di scrivere e di spiegare le cose. E' un argomento su cui ho riflettuto parecchio scrivendo questo blog e cominciando per la prima volta a pormi il problema di come spiegare il mio lavoro a chi non e' del settore.

In Europa si scrive una storia che fornisce gli elementi per capire le frasi finali che sono il punto di arrivo. Molti dei post su paperfishbiology sono strutturati in questo modo.
D'altra parte ha senso logico non mettere il carro davanti ai buoi ma piuttosto seguire un filo logico che porti a capire da dove arrivano le conclusioni.

In America pero' la scrittura e' molto diversa: si va dritto al punto subito e poi si espande nelle righe seguenti. In questo modo si riduce innanzitutto la dimensione totale dei post e li si organizza con punti identificabili (idealmente i titoli dei sottoparagrafi). Inoltre si cattura subito l'attenzione del lettore sul messaggio principale, cosa che nei tempi di internet e della lettura "veloce" puo' fare la differenza.

Nella mia educazione e carriera mi sono stati richiesti alternativamente entrambi gli approcci, difficile dire quale sia il migliore anche se evidentemente tendo sempre a propendere inconsciamente per la regione in cui sono cresciuto.
E voi? Come vorreste fosse paperfishbiology? Americano o Europeo?
Esprimete la vostra opinione tramite il sondaggio in homepage ed aiutatemi a migliorare il blog.

lunedì 14 marzo 2011

La percezione del dolore nei pesci e il Catch&Release

Un uomo all'amo. Questa immagine shock fu usata durante una campagna contro il fumo in America.

La lettura di questo articolo segue idealmente quella della puntata precedente: Hai la memoria di un pesce rosso.

Nel precedente articolo abbiamo visto come i pesci siano in grado di memorizzare eventi e luoghi. Sono cioe' in grado di associare, per esempio, la presenza di cibo in un luogo particolare o la sicurezza di un rifugio alla presenza di un predatore. E poi di richiamare il ricordo quando necessario.

Non c'e' granche' da stupirsi, se un animale e' in grado di sopravvivere e riprodursi in un ambiente ostile vuol dire che e' dotato degli apparati sensoriali necessari allo scopo. Deve essere dotato quindi di sensori che lo mettano in grado di interagire con l'ambiente circostante e di capacita' cognitive almeno sufficienti a permettere delle risposte adeguate agli stimoli sensoriali esterni.
Meglio ancora se oltre alle risposte immediate e' in grado di imparare ad evitare situazioni dannose e invece ricercare attivamente situazioni da cui trae beneficio. Anche una lumaca e' in grado di farlo ed abbiamo visto che la memoria dei pesci non e' poi cosi' limitata come si pensava.

Come reagiscono pero' i pesci alla pesca sportiva? Provano dolore alla puntura di un amo? E la cattura e il rilascio provocano uno stress al pesce?

Vediamo di scoprirlo assieme..

martedì 8 marzo 2011

Ami circolari


Questa settimana sono bloccato in un convegno ma non voglio lasciare i miei lettori a bocca asciutta per troppo tempo.

In attesa della pubblicazione verso la fine settimana di un articolo veramente corposo oggi sopperisco con un articolo breve ma di uguale importanza: l'uso di ami circolari nella pesca d'altura.

martedì 1 marzo 2011

Ciao Marco

Oggi sono un po' melanconico e per forza devo dedicare un post al mio amico Marco.

Io e Marco non condividiamo solo il nome ma anche la grande passione per la pesca. Come me Marco si e' trasferito in Finlandia qualche anno fa in cerca di lavoro nel suo campo e come me (e come tanti altri) e' finito a lavorare in un ristorante come cameriere.
Ci siamo conosciuti la prima volta ad una partita di basket, grazie ad un amico comune, e dopo pochi minuti ci eravamo gia' messi d'accordo di fare qualche uscita a pesca insieme.

Grazie alla macchina della ragazza di Marco riuscimmo ad andare a pescare nei laghi che si trovano nelle foreste appena fuori dalla citta'. Ricordo ancora la prima uscita: al terzo lancio era gia' riuscito a perdere un'esca ma aveva tirato su il primo luccio della giornata prima di battere meta' lago. Una grande giornata, anche se poi la mappa si e' sciolta con la pioggia e siamo rimasti a girovagare tra paludi e zanzare fino a tarda ora.

Quando si e' sprovvisti di barca o di belly boat i laghetti nelle foreste sono il terreno migliore. Si macinano chilometri, si vedono posti fantastici e si prendono lucci anche se le taglie spesso non sono fenomenali.
Continuammo cosi' per tutta una stagione fino all'autunno quando Marco riusci' a fare qualche uscita in barca con un suo amico finlandese nel Baltico, provando per le prime volte il jerkbait con una canna che gli avevo prestato. Niente lucci da metro per quell'anno ma perca e persici abbastanza cattivi da buttarsi sui buster jerk.

Arriva la primavera 2010 e decido che e' arrivato il momento di comprare la barca. Lavoro extra e settimane di ferie buttate ma ce la faccio. Marco e' gentile e mi svergina la barca con il primo luccio sopra il metro. Con Marco e Andoni dividiamo bei momenti di vita e di pesca nell'arcipelago, compresa la disavventura di rompere l'elica e dover tornare in porto con mezzi di fortuna.

Nel frattempo inframmezziamo le uscite in barca con parecchie uscite in waders insieme ad Andoni. C'e' un grande spirito che ci accomuna ed ogni uscita e' divertimento, anche quando i lucci non cooperano. Ci si prende per i fondelli, si ride e si scherza, 3 persone accomunate dalla passione per uno sport che permette di vivere la natura a stretto contatto.
Io e Marco entriamo in acqua fino alla fine, quando la temperatura esterna e' ormai sotto lo 0 e quella dell'acqua ci si avvicina. Quando non ce la facciamo piu' si esce con la barca del suo amico finlandese, visto che il mio motore nel frattempo ha dato forfait. Neve vento e ghiaccio nelle baie non lo fermano e Marco infila il suo terzo pesce sopra il metro nel giro di qualche mese.
Oggi Marco parte per l'Italia con la macchina e un computer pieno di video di pesca da guardare durante la traghettata. La sua ragazza Nina e suo figlio Robin, nato da poco, lo raggiungeranno in aereo.
Torna in Italia per cercare di trovare un lavoro per cui ha studiato. Torna con tutte l'attrezzatura da pesca anche se nella sua regione non ci sono molte acque per il luccio, ma ormai ce l'ha nel sangue e sono sicuro che con la sua determinazione riuscira' a tirare fuori dei gran pesci anche dalle difficili acque italiane. Torna un pescatore con grande rispetto per il pesce e grande amore per il C&R.

Senza di lui le uscite a pesca non saranno piu' le stesse (e probabilmente comprero' meno esche).
Ciao Marco, in bocca al lupo per tutto! Ci vediamo presto!