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giovedì 15 marzo 2018

Una marea montante di alloctoni



L'invasione di specie alloctone e' un'ondata inarrestabile?
In run to the hills e un alieno tira l'altro abbiamo visto come potenzialmente questo sia vero, dato che l'interazione tra pesci alloctoni potrebbe modificare l'ambiente a svantaggio degli autoctoni e favorendo ulteriormente l'invasione.

Ma ci devono anche essere dei fattori ambientali che permettono il naturalizzarsi delle specie alloctone e ne favoriscono, almeno inizialmente, la colonizzazione degli areali. Altrimenti non potrebbero raggiungere delle concentrazioni tali da avere effetti significativi sull'ambiente.

E' stato ipotizzato tempo fa che questi fattori potrebbero essere temperatura e portata dei nostri fiumi. Le specie di pesci alloctone sarebbero favorite da acque piu' calde e piu' ferme, perche' meglio adattati, ma questo non e' stato mai verificato.
Ai tempi moderni, col riscaldamento globale che sta cambiando il clima e con le dighe che regolano i deflussi, non e' escluso che ci siano anche questi effetti a contribuire ulteriormente ad accellerare l'invasione.

mercoledì 28 febbraio 2018

Misurare la febbre al fiume - c'e' un nuovo termometro!



Misurare lo stato di salute dell'ambiente e' una cosa difficile e controversa.
Ma e' anche uno dei requisiti della direttiva quadro europea sulle acque (WFD e MSFD).

Il "ce lo chiede l'Europa!" e' stata usata come scusa per far passare le peggio porcate (a volte neanche richieste dall'Europa) ma in questo caso e' vero e, tutto sommato, ha perfino un senso.
Perche' misurare lo stato di salute equivale a individuare le cause del degrado, le priorita' per il ripristino ambientale, e inoltre a costringere ad un processo decisionale che porti a definire dei valori di riferimento a cui tendere. Tutte cose sulle quali difficilmente non si puo' essere d'accordo.

Sapete come funziona questo processo? No? Ve lo spiego con un'analogia e vi racconto come e' stato affrontato questo problema in Italia (e come l'abbiamo affrontato noi per i pesci).

mercoledì 14 febbraio 2018

Run to the hills - alloctoni e acque degradate spingono gli autoctoni verso le colline (o all'estinzione locale) 2/2

Nel precedente articolo di questa serie avevamo visto quale fosse il contributo relativo delle specie alloctone nel condizionare le specie autoctone, anche a distanza di molti anni dall'invasione iniziale.

Ma e' tutto perduto? Si puo' fare qualcosa a riguardo?


Come sempre, le grandi generalizzazioni lasciano il tempo che trovano e occorre andare un po' sul pratico e nel dettaglio perche' le cose abbiano un senso concreto.

giovedì 8 febbraio 2018

Run to the hills - alloctoni e acque degradate spingono gli autoctoni verso le colline (o all'estinzione locale) 1/2


Nell'articolo precedente avevamo visto come in Emilia-Romagna ci fossero alcune localita' dove la fauna ittica era totalmente alloctona.

Se vi ricordate pero', c'erano molte altre localita' dove la distribuzione di autoctoni e alloctoni si sovrapponeva. In queste zone il numero e l'abbondanza delle varie specie e' parecchio variabile, in alcuni punti vi sono soltanto pochi individui di poche specie alloctone mentre in altri la situazione e' completamente all'opposto.

Sono aree ideali per cercare di capire come agiscano le interazioni tra specie sullo sfondo delle condizioni ambientali.

Sigla!



martedì 9 gennaio 2018

Un alieno tira l'altro

Anche gli alieni hanno diritto alla loro diversita' (by Krulos on Deviantart)

Oggi vi voglio parlare di un piccolo e semplice articolo che nasconde una notizia tanto eclatante quanto allarmante (anche se, purtroppo, vecchia).

Parte da dati vecchi perche' dopo il 2005 la regione ER non ha piu' fatto una carta ittica. Forse partendo dall'idea rivoluzionaria che e' piu' facile gestire le risorse naturali se nessuno sa veramente come sono messe...ma piu' probabilmente e' semplicemente a causa dalla triste, cronica mancanza di fondi per il settore della gestione e conservazione naturalistica.

Pero' tra il '98 e il 2005 ogni provincia ha censito le proprie acque, facendo una lista dei pesci presenti e della loro abbondanza. Molti anni dopo, qualcuno dotato di buona volonta' e tanta, tanta pazienza (no, non sono io, decisamente) si e' sciroppato tutte le scartoffie per portare questi dati alla luce.

mercoledì 13 dicembre 2017

Riproduzione naturale.. ma in condizioni artificiali


A tostolo’, tu m’hai provocato..

Forse vi ricorderete l’articolo sulla riproduzione della carpa erbivora in Italia pubblicato qualche tempo fa sul mio blog. No? Allora forse e’ il caso che andiate a rileggerlo (Provare l'improbabile - scienza investigativa), visto che questo articolo e’ l’ideale continuazione di quello.

Per la carpa erbivora ci eravamo “limitati” a provare scientificamente che una riproduzione naturale avvenisse anche in Italia, zona considerata da tutti per piu’ di 30 anni non adatta alla riproduzione. Gia’ questa notizia avrebbe dovuto far saltare sulla sedia piu’ di una persona, ma ovviamente non tutti leggono questo blog (o gli articoli scientifici correlati).
Stavolta ci siamo spinti un attimo piu’ in la’, cercando di spiegare come e perche’ fosse possibile.. Sigla!

lunedì 5 settembre 2016

Introdurre pesci equivale a fertilizzare un lago?



E siamo (finalmente) arrivati all'ultima (si spera) puntata dedicata agli articoli che ho pubblicato di recente.

Nella prima puntata abbiamo visto come le trote alloctone siano ironicamente composte in larga parte da materia alloctona all'ambiente acquatico. Nella seconda parte abbiamo visto che la loro predazione sugli organismi acquatici ha effetti che si ripercuotono fino a modificare l'intera fauna degli invertebrati. Poi abbiamo visto come la predazione su animali terrestri sia variabile durante la stagione, ma non dipenda dalla densita' della popolazione di pesci.

Dopo aver visto tutti questi risultati dovremmo essere pronti per affrontare l'argomento piu' succoso. E per succoso intendo in realta' schifoso.

Infatti l'idea e' piuttosto semplice.
Abbiamo un piccolo laghetto dove la densita' di pesci e' eccessivamente alta (circa 100 volte quella che si riscontra in altri laghi alla stessa latitudine!) probabilmente grazie al consistente supporto fornito dagli animali terrestri. Ma tutti sti pesci, oltre a mangiare, dovranno pur cagare no?

E' infatti una delle grandi leggi di natura che chi non caga esplode ("chi no caga sciopa!", come dicono in Veneto) e dato che le trote non sono di certo esplose devono aver cagato un bel po'.
Ora, chiunque abbia coltivato la terra, o anche solo un vaso di begonie, sa benissimo che la merda concima, e la merda di trota non fa eccezione.

In questo caso ad essere concimati non saranno fiori ma il principio e' lo stesso per le piante acquatiche, indipendentemente dalle loro dimensioni, dal microscopico al macroscopico. Le trote, nutrendosi di animali che vivono sul fondo o di animali terrestri mettono in circolo con le loro deiezioni una quantita' di nutrienti che possono fertilizzare l'acqua del lago, inducendo delle fioriture algali.
Quindi la domanda sorge spontanea: se metto piu' di cento trote in un piccolo lago saranno sufficienti a fertilizzare le forme di vita vegetale e cambiarne la composizione?

lunedì 23 maggio 2016

La predazione dei pesci su animali terrestri dipende dalla stagione ma non dalla competizione


Un lemming in acqua, sara' il prossimo pasto facile per qualche pesce? (Foto @Olli Saari)

No, anche se dal titolo potreste pensarlo, non si tratta dell'ultimo articolo della dottoressa Grazia Arcazzo (PhD).
E' una delle mie ultime pubblicazioni, e se portate pazienza vi spiego perche' e' un risultato molto meno scontato di quello che sembra.

Se vi ricordate il primo articolo di questa serie (Le trote alloctone sono fatte di materia alloctona) avevo provato, con tecniche abbastanza innovative, che sul lungo periodo le trote si cibavano di molte prede terrestri, molto piu' di quanto ci si poteva aspettare.

Dimenticatevi per ora del fatto che l'introduzione delle trote abbia cambiato la comunita' degli invertebrati nel lago (le conseguenze le vedremo piu' avanti) e concentriamoci di nuovo sul tema del primo articolo.

Le prede terrestri erano principalmente due: roditori e insetti adulti. Le popolazioni di roditori subiscono grandi fluttuazioni annuali, e dato che la percentuale di energia terrestre immagazzinata nei tessuti e' costante, nel primo articolo avevamo ipotizzato che, negli anni in cui i roditori sono poco abbondanti l'alimentazione venizze integrata maggiormente con insetti adulti.

Ma e' poi vero? Siccome non mi piace lasciare domande in sospeso mi sono lanciato in un nuovo studio.

giovedì 25 febbraio 2016

Sono solo gamberetti - storia di trote e invertebrati

Anfipodi giganti! Actione! Terrore! Suspensa! Romanza!  Ora che ho catturato la vostra attenzione leggete anche il resto!

Nello scorso articolo avevamo visto come le trote siano composte, per molti versi, di materia esterna all'ambiente acquatico. Nell'introduzione del primo articolo e' ben spiegato il contesto dello studio, che e' lo stesso per tutti gli articoli di questa serie. Vi invito quindi a rileggerlo, nel caso non ve lo ricordaste bene.

Fatto? Allora ecco la seconda parte.

Parliamo sempre dello stesso ecosistema modello, dove le trote sono state introdotte e non ci sono altre pressioni antropiche. Se nella prima parte avevamo posto la predazione di organismi terrestri al centro dell'attenzione stavolta abbiamo cercato invece di lavorare su cosa succede nell'ambiente acquatico a seguito dell'introduzione di pesci.

Ovviamente una parte delle prede delle trote e' costituita da animali acquatici. Ed e' normale che sia cosi' dato che le trote vivono in acqua, dopotutto.

La prima parte di questo studio e' stata quindi improntata a capire come la presenza delle trote influenzi l'attuale distribuzione ed abbondanza di invertebrati acquatici. Ovviamente stavolta abbiamo dovuto usare un altro lago (senza pesci) come paragone e riferimento, per comprendere appieno come si distribuiscono certe specie in presenza ed assenza di pesci. Il lago di riferimento e' molto simile per morfologia, stato trofico e popolazione di invertebrati e si trova a soli 2 km di distanza dal lago in cui sono stati introdotti i pesci, una situazione ideale.

L'effetto piu' visibile e' che alcune specie (Gammarus, in particolare), che nei laghi senza trote nuotano liberi in tutta la colonna d'acqua, non si trovano piu' nelle zone pelagiche del lago, qualora vengano introdotte delle trote.

martedì 5 gennaio 2016

Le trote alloctone sono fatte di materia alloctona


Trote mangiatopi! Paura, delirio, emozione! 

Finora nel blog ho parlato di alcuni miei articoli scientifici, ma erano tutti articoli che ho fatto piu' come hobby che come lavoro.

Il mio vero lavoro di ricerca (quello per cui sono stato pagato) e' abbastanza speciale. Per un totale di 4 anni e due mesi ho lavorato ad un progetto di dottorato i cui risultati cominciano a vedersi solo adesso, dati i lunghi tempi di pubblicazione. E quindi adesso e' il momento di divulgarli il piu' possibile: quindi questo e' il primo di una serie di 4 articoli che usciranno non appena i lavori relativi verranno pubblicati.

Lo scopo del progetto era capire come l'introduzione di pesci in laghi d'alta quota modificasse l'ambiente acquatico e quali effetti avessero sulla catena trofica.

Gli ambienti selezionati erano ideali: piccoli laghi in un'area naturale tra le "montagne" della Lapponia, dove tutte le attivita' umane (tranne la ricerca) sono vietate. Questi laghi, una volta completamente privi di pesci, ospitavano popolazioni introdotte di trote fario (autoctone in Finlandia, ma non negli ambienti di introduzione) di cui conoscevamo provenienza e data di introduzione.

lunedì 28 settembre 2015

Provare l'improbabile - scienza investigativa

Un piccolo pesce che ha fatto partire una grande storia. Foto @ Mattia Lanzoni.

Questa storia comincia nella tarda estate del 2007, quando un pescatore, seduto in riva ad un canale, trova un pesce strano appeso al suo amo. Sembra un piccolo cavedano, di quelli che una volta si trovavano ogni mezzo metro di canale. Solo che sono ormai anni che il cavedano nella zona si e' rarefatto, quasi sparito.

Vuoi vedere che?...ma no, non e' possibile...

Eppure il pesce viene portato da qualcuno che ne sa, giusto per essere sicuri. E quello non ha dubbi, si tratta di una piccola carpa erbivora o amur.
Sicuramente roba uscita da qualche laghetto, ci si dice, e la cosa finisce la'.

Se non che durante i recuperi di pesce invernali, qualche anno dopo, rispuntano altri esemplari. Poca roba, una manciata, ma abbastanza per mettere la pulce nell'orecchio agli addetti ai lavori.
Negli anni successivi ne vengono catturati ancora, nelle stesse localita' (ormai note) dove ormai si monitora specificamente la situazione. E le catture si ripetono ad ogni anno, vuoi vedere che...?

Beh, in effetti la cosa non fa molta notizia ormai, perche' e' cosa nota ai piu'. Pero'...
Pero' puo' sempre essere che siano pesci usciti da un allevamento, o rilasciati da qualcuno illegalmente...come fare?

giovedì 19 febbraio 2015

Carpe alloctone - una diatriba senza senso

Recentemente sono tornato in Italia per una settimana, in occasione di una conferenza, un seminario e un po' di giorni di lavoro per completare uno studio iniziato quasi un anno fa.

Mi e' anche capitato di arrivare alla fiera di Vicenza, dove ho avuto l'occasione di venire a contatto con questa iniziativa e i suoi promotori.


Ho cosi' finalmente deciso di pubblicare uno scritto che avevo preparato molti mesi fa, sull'onda della polemica nata dalla decisione di inserire la carpa nella lista delle specie alloctone in Emilia Romagna (qua e qua un paio di esempi per tutti).

lunedì 11 novembre 2013

Nuove specie di esox? - Terza parte (genetica)


Un'illustrazione inglese del 1862-1865 raffigurante un luccio ed inclusa nel testo "History of the Fishes of the British Islands" di Jonathan Couch

Questo articolo e' l'ultimo della serie di 3 dedicata alle specie di esox italici (qui la prima e qui la seconda puntata che consiglio di leggere prima di proseguire nella lettura) e il penultimo che pubblichero' riguardo al luccio per il 2013.

Quindi tirate un sospiro di sollievo, che c'e' qualcosa di diverso sul menu' :)

Nelle ultime due puntate abbiamo visto come esistano alcuni dubbi in merito alle livree ed ai caratteri meristici (pori e squame) che distinguono le nuove specie di Esox. Oggi andiamo a vedere quelle che sono sicuramente le basi piu' solide di queste descrizioni: quelle genetiche.

Inoltre andremo a vedere qual'e' il panorama internazionale riguardo alla definizione di specie e quali sono state le ripercussioni nei media e nell'ambiente scientifico di queste descrizioni.

Infine faremo qualche considerazione, per la verita' empirica e generale, riguardo alla conservazione della specie.


lunedì 28 ottobre 2013

Nuove specie di esox? - Seconda parte (meristica)


Questo post e' la seconda parte di una serie di tre. Vi invito a leggere la prima parte, se non l'avete ancora fatto, prima di proseguire nella lettura.

Oggi andremo a vedere le altre caratteristiche morfologiche proposte da Lucentini e Bianco (oltre alla livrea) per la distinzione della/e nuova/e specie di Esox dell'Italia.

La discussione di oggi si sviluppa soprattutto su caratteri meristici, cioe' cose che si possono contare in maniera continua sul corpo dei pesci. In particolare si tratta di pori mandibolari e di squame lungo la linea laterale.
Soffocate gli sbadigli, non e' cosi' terribile come potrebbe sembrare! :)


mercoledì 16 ottobre 2013

Nuove specie di esox? - Prima parte (livrea)


Autunno tempo di lucci.

Quindi tempo anche di pubblicare tutti gli articoli sul luccio che sono rimasti per troppo tempo in coda di pubblicazione.

Questo in particolare e' un articolo che non ho voluto pubblicare all'epoca in cui l'ho scritto (nel 2010). Infatti a quel tempo era in atto un acceso dibattito, non solo all'interno dell'ambiente dei pescatori ma anche in seno all'AIIAD (l'associazione italian ittiologi aque dolci). Dibattito in cui non ho voluto partecipare piu' di tanto all'epoca e a cui non vorrei piu' di tanto partecipare adesso. Unica eccezione ovviamente i commenti a questo articolo, dove speriamo si possa sviluppare una discussione.

E' piuttosto recente (in termini scientifici) la pubblicazione di un nuovo articolo che parla del luccio in Italia. Questo articolo definiva una nuova specie di luccio, basandosi su caratteristiche morfologiche: Esox cisalpinus. Poco dopo un'altro articolo sullo stesso argomento e' stato pubblicato sulla rivista open access PloSOne. Quest'ultimo articolo si riferiva per lo piu' a basi molecolari ed anch'esso definiva una nuova specie: Esox flaviae. Infine un altro articolo che conferma la prima pubblicazione, ma da parte dello stesso autore.
I due autori, data anche la vicinanza dei tempi di pubblicazione, sono entrati in conflitto, con alcuni risvolti etici. Conflitto in cui non voglio assolutamente entrare.

Con questo articolo voglio invece cercare di analizzare quelle che sono le recenti proposte di suddivisione in specie del luccio, mantenendo la concentrazione sui fatti piuttosto che sulle opinioni. L'intenzione e' di fare un riassunto della situazione tassonomica e portare alcune considerazioni derivate da dati personali. L'obbiettivo, ambizioso lo ammetto, e' di fare una guida completa a riguardo, che possa diventare un punto di riferimento per discussioni e valutazioni non solo divulgative.

Data la lunghezza dell'articolo ho dovuto dividerlo in 3 parti potete trovare qui la seconda parte e qui la terza.

giovedì 22 agosto 2013

L'impatto del siluro, e delle specie alloctone, sull'ecosistema - nuovi studi

Silurus glanis (@wikimedia commons)

Prima di scrivere questo articolo ci ho pensato non poco.
Prima perche' l'argomento e' da sempre controverso, e poi soprattutto perche' essendo coinvolto in prima persona nello studio non sarei riuscito a mantenere l'abituale imparzialita'.

E' passato cosi' quasi un anno dalla fine del lavoro, e gia' alcuni mesi dalla pubblicazione, prima che mi decidessi a scriverne.

Ma partiamo dal principio:

La prima serie di articoli pubblicata su questo blog aveva come oggetto il siluro (Silurus glanis) in quanto voleva essere una specie di "riassunto" delle informazioni disponibili su questo pesce.
La serie voleva prima di tutto essere una fonte di riferimenti scientifici in forma divulgativa, in modo da risparmiare tempo nelle annose discussioni che all'epoca imperversavano nei vari forum tematici.

Partito da un'analisi sulla quantita' di cibo ingerito dal siluro, ero poi passato a vedere di che tipo di cibo si trattasse. Quindi sulla base di questo avevo stilato una valutazione d'impatto (grossolana) e per finire esplorato alcune possibilita' di contenimento ed eradicazione.

Questa serie di articoli e' tutt'ora tra gli articoli piu' letti di questo blog.

Ma non poteva finire la'. Durante la stesura degli articoli mi ero accorto di due cose:

1 - Mancavano completamente o quasi ricerche fatte in Italia, pur essendo una tra le specie introdotte piu' controverse e malgrado molti studi millantati
2 - Mancavano informazioni sull'impatto in casi studio, in Italia ma anche all'estero, per via della difficolta' nel reperire dati adatti che permettessero di studiare il problema seriamente

Fortuna volle che, tramite amicie comuni, entrassi in contatto con l'universita' di Ferrara dove il team di ricerca stava gia' lavorando ad un progetto riguardante il siluro e piu' in generale le specie alloctone. Progetto a cui ho potuto dare il mio contributo.

La scardola italica (S. hesperidicus) una delle specie con il declino piu' accentuato nell'area di studio (@ ittiofauna.org)

L'idea di fondo era cercare di capire se e come l'espansione del siluro avesse impattato sulla fauna autoctona nella rete dei canali della pianura padana. Un ambiente molto particolare.

La rete idrica e' molto complessa e l'area pesantemente antropizzata, il livello delle acque nei canali della rete idrica e' abbassato durante la stagione invernale dal consorzio di bonifica fino quasi a restare in secca. In alcuni canali vengono anche effettuati prelievi autorizzati del pesce, al fine di spostarlo in altri canali limitrofi prima dell'asciutta. Questo offre la possibilita' unica di avere un'istantanea completa della popolazione ittica del canale in quel momento, in quanto pressocche' tutto il pesce viene catturato e trasferito.

Ovviamente questo e' anche uno dei modi in cui le specie alloctone vengono spostate (assieme alle autoctone) da un canale all'altro. Ma esse possono comunque passare dal corso principale del Po a tutti i corsi di ogni ordine della rete idrica anche per altre vie.

Dunque, in questo regime molto particolare che dura da decenni, qual'e' stato l'impatto del siluro e di altre specie alloctone?

Per verificarlo abbiamo utilizzato un metodo molto diretto: abbiamo preso in esame 14 canali della rete idrica con simili caratteristiche e che non avessero subito modifiche sostanziali alla loro morfologia negli ultimi 18 anni.

Poi siamo andati a controllare elementi quali la composizione di specie durante 4 eventi di svuotamento e trasferimento dei pesci dal 1991 al 2009. Il trend era piuttosto univoco in tutti gli ambienti:

le specie autoctone erano in declino, mentre in generale aumentavano in corrispondenza le specie alloctone



Le variazioni di numero di individui e biomassa delle varie specie, dall'alto al basso rispettivamente di specie alloctone, autoctone, alloctone di vecchia introduzione e di nuovo alloctone.

La situazione odierna e' sconcertante. La comunita' ittica e' infatti dominata da poche specie, tutte alloctone. Su tutte il siluro ma anche la carpa (di grandi dimensioni), a seguire luccioperca, breme e pseudorasbora (in declino).
Le specie autoctone, che prima prosperavano, ora sono ridotte al lumicino o estinte.

Ma quindi qual'e' la causa di tutto questo? Come abbiamo gia' detto in questi canali non e' cambiata la morfologia ne' e' cambiato il regime idrico o di gestione ittica.

Potrebbe essere cambiata la qualita' delle acque stesse? Siamo andati a verificarlo utilizzando i dati completi della serie storica sui vari parametri delle acque, rilevati durante tutto il periodo. Inoltre abbiamo analizzato tutta la letteratura disponibile sugli effetti che i vari parametri chimico/fisici dell'acqua hanno sui pesci in oggetto, o su specie simili quando non c'era altro di disponibile. Le condizioni dell'acqua non erano tali da impedire la vita delle specie autoctone ma al massimo potevano portare a stress periodici.

Il risultato era chiaro anche in questo caso:

scarsa o nulla correlazione con i parametri fisici dell'acqua, che non sono sostanzialmente cambiati durante il periodo studiato


Le cause del declino sono dunque probabilmente da attribuire principalmente alle interazioni tra specie alloctone ed autoctone, tra cui il siluro forse ha giocato un ruolo di rilievo, all'interno di un ecosistema estremamente semplificato ed antropizzato, che probabilmente esaspera le interazioni ecologiche. I canali che un tempo fungevano da nursery per le specie autoctone sono adesso dominate da una fauna danubiana.
E cosi' un giorno manderemo cartoline in Ungheria con francobolli come questo

Non e' dunque vero che il siluro o gli alloctoni  non hanno impatto o che possono coesistere assieme a tutte le altre specie. Almeno non e' vero in questa situazione, che purtroppo e' rappresentativa di molti sistemi all'interno del suo areale di introduzione. Ne' e' vero neanche che la causa del declino delle specie autoctone sia principalmente dovuta solo all'inquinamento o agli interventi in alveo.

Ma non e' finita qua, perche' rimangono ancora alcuni punti che meriterebbero di essere investigati seriamente. E ci stiamo lavorando (seriamente) sopra.

Bibliografia:





  • Castaldelli G., Pluchinotta A., Milardi M., Lanzoni M., Giari L, Rossi R., Fano E.A. 2013
  • Introduction of exotic fish species and decline of native species in the lower Po basin, north-eastern Italy

    venerdì 24 febbraio 2012

    Una diga, mille impatti



    A che serve costruire una diga?
    La risposta è abbastanza facile: accumulare una riserva d’acqua, controllare il regime dei fiumi, creare nuovi spazi ricreativi, eccetera. Non ultimo, il fatto di produrre energia idroelettrica, fonte di per sé assolutamente pulita, priva di emissioni di CO2 o sostanze inquinanti.
    Ci sono conseguenze negative che scaturiscono dalla costruzione di una diga?
    Facile anche questo, la risposta è sì.
    Più in dettaglio: le dighe sono dannose per i pesci o li favoriscono in qualche modo?
    Esiste una relazione tra alterazione idrologica e invasioni di specie alloctone?
    Perché, spesso, le aspettative relative alla pescosità negli invasi artificiali non trovano un riscontro costante?
    Qui di seguito tenteremo di rispondere a queste ed altre domande.

    Dato che l’effetto più importante di una diga sul corso d’acqua che la ospita è l’alterazione delle portate, cominciamo con alcuni principi fondamentali che riassumono l’importanza del regime idrologico, cioè l’andamento annuale delle portate di un fiume. I principi sono i seguenti:
    1 - Il regime di un fiume ne caratterizza in maniera determinante l’habitat fisico e la composizione della comunità biologica.
    2 - Il ciclo vitale degli organismi acquatici è scandito dalle portate dei fiumi
    3 - La connettività tra le varie zone di un fiume deve essere preservata
    4 - Le alterazioni del regime idrologico favoriscono l’invasione di specie alloctone

    I concetti, presi singolarmente, sono abbastanza chiari, ma vediamo di approfondire alcuni aspetti che ne conseguono.

    mercoledì 22 giugno 2011

    Alieni fra noi – Carnevale della biodiversita’ 4 di 6



    "Un'opinione e' quello che si ha quando non si conoscono i fatti. Quando si conoscono i fatti non si ha bisogno di un'opinione.”
    — Solomon Short

    Questo post e’ la continuazione ideale di molti articoli gia’ apparsi su questo blog, anche se non elaborato come vorrei in quanto il tempo a mia disposizione e' veramente limitato. Dopotutto mi occupo degli effetti dell’introduzione di nuove specie per lavoro ed e’ stato per me naturale riversare parte delle mie conoscenze nel blog.
    Potete leggere i precedenti articoli relativi al carnevale della biodiversita’ pubblicati in precedenza su questo blog a questi link: inifinite forme bellissime, biodiversita' e adattamenti, le dimensioni contano.
    Sul blog Erba Volant di Enrico Bruni potrete trovare invece la lista completa di articoli che partecipano a questa edizione del carnevale, completa di una breve recensione per ognuno di essi.
    Il livello altissimo degli autori dei blog partecipanti e' una garanzia di una lettura facile ed interessante.


    lunedì 17 gennaio 2011

    Pesci tropicali in Italia

    Una scena normalissima, alcuni pescetti in un fosso, ma se andiamo a vedere piu' da vicino..

    Attenzione:l'articolo e' stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

    A meta' del 2010 alcuni autori italiani pubblicano un articolo sulla rivista Biological Invasions che fa discutere e non poco i conservazionisti in giro per il mondo.

    Descrivono l'ambiente di un fosso nella provincia di Livorno che grazie alle sue acque termali offre un ambiente abbastanza particolare (ma non unico, come vedremo) e ne stilano la checklist di specie.
    Una checklist abbastanza bizzarra, con poche specie autoctone (anguilla, tinca, rutilo) e una specie para-autoctona (carpa) seguite da un lungo elenco di specie introdotte che si fa via via piu' esotico proseguendo nella lettura.
    Livio, che e' molto piu' sensibile di me ai ciclidi, ne pubblica un resoconto gia' ad ottobre ma io, che al contrario sono molto lento, non sono riuscito a completare l'articolo prima di oggi.

    venerdì 13 agosto 2010

    Alloctonia e specie invasive - due diverse prospettive 2 di 2

    Pseudorasbora parva, una delle specie invasive piu' temute. Ed e' solo un ciprinide lungo pochi centimetri. (Foto Wikimedia commons)

    Al momento i pochi visitatori che leggono questo blog leggono soprattutto gli articoli che riguardano il siluro (e nemmeno tutti) ma Paperfish e' molto di piu', ci sono molti articoli diversi e in futuro ce ne saranno sempre di piu' a coprire nuovi e diversi argomenti.

    Dopo questo articolo sull'alloctonia e le specie invasive cambieremo argomento per un po' e ci dedicheremo ad altro. Magari non accontentera' tutti ma una dieta molto variata e' essenziale per la salute.

    Ma non divaghiamo troppo, la settimana scorsa abbiamo visto quale sia la situazione del dibattito a livello teorico all'interno della comunita' scientifica internazionale. Oggi andiamo ad esaminare invece qualche caso pratico, andiamo a vedere nel concreto quali sono le problematiche della gestione delle specie invasive.