"Un'opinione e' quello che si ha quando non si conoscono i fatti. Quando si conoscono i fatti non si ha bisogno di un'opinione.”
— Solomon Short
Questo post e’ la continuazione ideale di molti articoli gia’ apparsi su questo blog, anche se non elaborato come vorrei in quanto il tempo a mia disposizione e' veramente limitato. Dopotutto mi occupo degli effetti dell’introduzione di nuove specie per lavoro ed e’ stato per me naturale riversare parte delle mie conoscenze nel blog.
Potete leggere i precedenti articoli relativi al carnevale della biodiversita’ pubblicati in precedenza su questo blog a questi link: inifinite forme bellissime, biodiversita' e adattamenti, le dimensioni contano.
Sul blog Erba Volant di Enrico Bruni potrete trovare invece la lista completa di articoli che partecipano a questa edizione del carnevale, completa di una breve recensione per ognuno di essi.
Il livello altissimo degli autori dei blog partecipanti e' una garanzia di una lettura facile ed interessante.
Alieni dallo spazio
Come si puo’ immaginare un titolo come quello in testa a quest’articolo puo’ creare non poche perplessita’. Ci si potrebbe facilmente confondere le idee quindi meglio specificare: non stiamo parlando di creature aliene alla conquista della terra.
Termini come “aliene” vengono assegnate dagli ecologi a quelle specie che vengono trasportate al di fuori del loro areale di distribuzione per intervento dell'uomo. Questo esclude tutte le specie che si diffondono con mezzi naturali (per esempio gli uccelli) durante dispersioni o migrazioni. Ne rimangono pero' un gran numero, numero che e' in forte crescita.
Per un approfondimento sui termini legati a questo argomento e qualche esempio relativo all’italia ed ai pesci ossei potete consultare questo articolo di Paperfish: alloctono come dove e quando.
Se invece siete capitati in questa pagina cercando informazioni sugli alieni vi consiglio la lettura della serie “La guerra contro gli Chtorr” di David Gerrold. In alcuni libri (4 finora pubblicati) Gerrold descrive un sistema di invasione biologica aliena, utilizzando elementi fantascientifici mischiati ad elementi ecologici verosimili, elaborati dal dott. Cohen. Nel complesso, se riuscite a sopportare il machismo all’americana dei protagonisti, e' una serie che illustra meccanismi ecologici complessi delle invasioni biologiche in modo realistico, seppur con creature inventate.
Il primo libro della serie "La guerra contro gli Chtorr" (Gerrold.com)
Segnale rumoroso
Da qualche decade ormai l’ecologia e’ passata da qualitativa a quantitativa e si sta affacciando all’orlo dei modelli e delle previsioni. Purtroppo esiste un problema che gli ecologi di tutto il mondo si trovano ad affrontare quotidianamente e che rende tutto il loro lavoro piu’ complicato: la valutazione delle interazioni ecologiche sullo sfondo di un ambiente disturbato.
Qualsiasi intervento sull'ambiente finisce per ripercuotersi sulle dinamiche, gia' di per se instabili, che regolano le interazioni ecologiche. Ma in che misura?
Esistono notevoli difficolta', anche se non insormontabili, gia' solo a livello qualitativo. Quantificare l'influenza di variabili eterogenee sul sistema e' ulteriormente complicato. Specialmente negli ambienti acquatici che sono molto meno accessibili della terraferma.
Allora e' impossibile sciogliere questo nodo gordiano? No, e' soltanto piu' difficile. Dato sufficiente tempo (e risorse) disponiamo gia' dei mezzi per farlo e continuamo a svilupparne di nuovi e migliori.
Per il momento la comunita' scientifica e' riuscita a farlo in alcuni casi, quelli meno disturbati o in cui la biodiversita' originale era particolare, come ad esempio nelle isole dove l'evoluzione ha portato a forme endemiche. Io stesso sto lavorando in questo campo, negli ambienti dei laghi sub-artici.
I laghi sub-artici sono piccoli ambienti con fragili ecosistemi, l'introduzione di nuove specie di pesci ha effetti drammatici che si estendono oltre l'ambiente acquatico
Effetto ambientale
Una difficolta' non da poco soprattutto perche' ambienti frammentati e degradati aumentano la probabilita' di colonizzazione agendo da fattori di stress per le specie locali ed al contempo da fattori facilitanti per le specie introdotte. In questi casi si assiste all'esplosione delle popolazioni di specie introdotte tanto che subentra la definizione di specie invasive.
L'effetto dell'ambiente non e' mai da sottovalutare in quanto un ambiente sano ha di norma una capacita' di resistenza maggiore alle invasioni biologiche. Un ambiente degradato, per contro, e' di per se soggetto a fluttuazioni piu' ampie.
In un ambiente degradato dal punto di vista degli habitat e delle risorse per esempio assisteremo ad una maggiore competizione o predazione tra specie. E' questo il caso di molti canali di bonifica, privi di ripari e di vegetazione, dove sopravvivono poche specie di pesci con individui di grandi dimensioni che si nutrono di qualsiasi cosa, date le poche risorse disponibili.
"Non premere il bottone di accensione se non sai dov'e' quello di spegnimento."
— Solomon Short
Il serpente si morde la codaTogliendo i casi dovuti a fenomeni di dispersione naturali quindi quando si parla di specie "aliene" si intendono specie introdotte grazie all'intervento dell'uomo.
Generalmente l'acclimatazione post-introduzione di vertebrati e' la parte piu' conspicua e nota al grande pubblico ma spesso segue in ordine temporale e di grandezza quella di micro-organismi e di piante, per lo piu' ignorati dai media ma molto importanti per gli ecologi. Spesso queste introduzioni creano un ambiente adatto per la vita di nuovi organismi, facilitando nuove colonizzazioni.
All'interno dell'ambiente acquatico ci sono numerosi esempi di questo tipo, dagli Ctenofori alle piante vascolari.
La maggior parte delle introduzioni pero' puo' avvenire tranquillamente in assenza di un "substrato" precedente. Specialmente per quanto riguarda i pesci; la maggior parte di essi sono infatti opportunisti dalla dieta molto flessibile, dall'elevata fecondita' e capaci di sufficiente plasticita' per adattarsi in poco tempo.
La seconda causa di introduzione di specie nelle acque dolci e' proprio la pesca sportiva (secondo il GFWS USA) ed anche l'acquariofilia figura tra i primi posti. Spesso pero' gli amministratori stessi sono stati gli artefici delle introduzioni, rovinando ecosistemi su larga scala grazie alle risorse a cui avevano accesso. Questo avveniva per motivi di "miglioramento ambientale" ma anche di ignoranza, come dimostrano tutti i casi di "lotta biologica" come ad esempio quello della gambusia.
Una gambusia, piccolo pesce usato per la lotta biologica alle zanzare e rivelatosi uno degli invasori piu' pervicaci e dannosi
Aumento della diversita’ o della discordia?
Di recente alcuni ecologi che si occupano di specie invasive stanno riconsiderando le proprie posizioni. Un paio di articoli pubblicati di recente e che saranno l'oggetto di unapprofondimento di prossima pubblicazione su Paperfish sostengono che nella maggior parte dei casi le introduzioni non abbiano effetti drammatici e che in ogni caso non sia economicamente sostenibile fermarle.
Le nuove introduzioni sono comunque ritenute dalla comunita' scientifica una delle maggiori cause di perdita di biodiversita' e di alterazione del funzionamento degli ecosistemi.
L'Italia, specialmente per quanto riguarda le acque dolci, ne e' un perfetto esempio. Una penisola ricca di endemismi e' ora dominata da un'invasione di specie recentemente introdotte che per numero eguaglia quelle da sempre presenti. Questo aumento apparente del numero di specie non si traduce necessariamente con una maggiore biodiversita' in quanto le specie autoctone sono in netta regressione: la biodiversita' locale e' dunque nettamente in calo, tanto da portare alcune delle specie piu' fragili all'orlo del collasso (numerico e geografico).
"Pensiero indipendente non vuol dire mettere in discussione le convinzioni degli altri. Vuol dire mettere in discussione le proprie"
— Solomon Short
Azione e reazioneLe opinioni dei succitati ecologi "dissidenti" oltre ad essere un buon sprone per la ricerca di conferme migliori o di smentite sono comunque il segnale di un affaticamento psicologico.
Nonostante le moltissime storie di successo vi sono specie il cui contenimento e' non solo costoso in termini economici ma anche dal punto di vista logistico. Il tutto ulteriormente viene complicato dal ritmo delle introduzioni: sembra che accelleri a pari passo con l'aumento delle interconnessioni socio/economiche.
L'umanita' e' piuttosto pervicace quando ci si mette pero' e lo dimostrano le svariate "imprese" che sono state portate a termine negli ultimi secoli. Sta alla comunita' scientifica e agli enti di gestione il trovare nuove soluzioni che ci permettano di affrontare il problema. Probabilmente da una diversa prospettiva e con tecniche piu' moderne. Oppure non necessariamente, magari anche solo tecniche piu' innovative. Per esempio contro l'invasione del pesce scorpione, il pesce ritratto nella foto all'inizio di questo articolo, nelle acque della Florida (arrivato a seguito di un rilascio da parte di acquariofili) i conservazionisti americani hanno pubblicato un bel libro di ricette culinarie..
Il libro di ricette culinarie con il pesce scorpione edito da Reef.org, magari non fermera’ l’invasione ma di sicuro contribuira’ a rallentarla in maniera creativa.
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