mercoledì 13 dicembre 2017

Riproduzione naturale.. ma in condizioni artificiali


A tostolo’, tu m’hai provocato..

Forse vi ricorderete l’articolo sulla riproduzione della carpa erbivora in Italia pubblicato qualche tempo fa sul mio blog. No? Allora forse e’ il caso che andiate a rileggerlo (Provare l'improbabile - scienza investigativa), visto che questo articolo e’ l’ideale continuazione di quello.

Per la carpa erbivora ci eravamo “limitati” a provare scientificamente che una riproduzione naturale avvenisse anche in Italia, zona considerata da tutti per piu’ di 30 anni non adatta alla riproduzione. Gia’ questa notizia avrebbe dovuto far saltare sulla sedia piu’ di una persona, ma ovviamente non tutti leggono questo blog (o gli articoli scientifici correlati).
Stavolta ci siamo spinti un attimo piu’ in la’, cercando di spiegare come e perche’ fosse possibile.. Sigla!




La carpa testa grossa (Hypophthalmichthys nobilis, conosciuto anche come tostolobik o temolo russo) e’ un pesce molto strano e poco conosciuto dalla maggior parte delle persone, almeno in Italia. Dall’aspetto molto simile alla carpa argentata (Hypophthalmichthys molitrix, quella del video) ha la peculiarita’ di non saltare al passaggio delle barche e quindi risulta pressocche’ invisibile ai frequentatori del fiume.
E’ un pesce che era molto popolare nei laghetti di pesca sportiva qualche tempo fa, quindi chi li frequentava avra’ potuto vederli mentre giravano incessantemente sotto al pelo dell’acqua. Data la stazza (arriva tranquillamente fino a 30 kg e ben oltre) e la testa decisamente particolare non passava di sicuro inosservato. Veniva venduto perche’ doveva “tenere il laghetto pulito dalle alghe” ma la sua dieta non era composta da alghe bensi’ dallo zooplankton, il principale consumatore di alghe microscopiche, che filtrava dall’acqua tramite le branchie finendo per provocare effetti opposti a quelli sperati.




Fun fact  – Questa carpa testa grossa, morta a Ostellato, aveva fatto gridare di gioia mezzo mondo dei garisti in Italia, che la credevano una breme gigante...


Data la sua dieta, a meno di tecniche decisamente mirate non e’ un pesce facilmente pescabile con la canna da pesca. In piu’, vista la sua stazza, riesce a bucare la maggior parte delle reti se non armate specificamente per una pesca pesante. In sostanza
Come sia finito di preciso nelle nostre acque non e’ dato sapere e probabilmente come in tanti altri casi non si sapra’ mai con sicurezza. Di sicuro c’e’ solo che di immissioni non ne sono mai state ufficialmente autorizzate, per cui probabilmente e’ finito in acqua non intenzionalmente dai laghetti privati o piu’ probabilmente immesso assieme alla carpa erbivora. La sua introduzione si puo’ infatti rintracciare allo stesso periodo.
Insieme alla carpa erbivora nessuno prima di noi aveva neanche lontanamente pensato di studiarlo in Italia. Dopotutto e’ un pesce che “non esiste” non venendo pescato con regolarita’. In piu’ si trova scritto su tutti i libri di testo e che non puo’ riprodursi per via della lughezza limitata dei nostri fiumi, visto che le uova (galleggianti) arriverebbero subito al mare e morirebbero, giusto?


 Sbagliato!

Diversi individui giovanili sono stati catturati in passato e continuano ad essere catturati all’interno dei canali di bonifica della pianura padana, nel tratto terminale del Po.
Ma allora come fanno a riprodursi?
Per capirlo, come prima cosa abbiamo analizzato gli otoliti degli esemplari catturati. Gli otoliti sono piccole strutture ossee dell’orecchio interno che crescono assieme al pesce formando degli anelli simili a quelli degli alberi (come abbiamo gia’ approfondito in un’altroarticolo). Quest’analisi ci ha permesso di risalire con esattezza al giorno di nascita degli esemplari e quindi al periodo di riproduzione per ogni anno.
Poi abbiamo controllato che sussistano le condizioni termiche per la riproduzione, questi pesci infatti hanno bisogno di determinati regimi di temperatura per potersi riprodurre. Dato che l’Italia e’ un paese dal clima mite se non caldo le temperature non pongono nessun ostacolo alla riproduzione.
Infine abbiamo verificato la tempistica degli eventi di piena naturale nel Po e dell’apertura delle idrovore nei canali collegati. Le carpe testa grossa (ma piu’ in generale tutte le specie che si riproducono in maniera simile) “sentono” gli eventi di piena che gli forniscono lo stimolo per il rilascio delle uova

Bingo! - Nel 2013 l'idrovora di Berra ha probabilmente dato il segnale per la riproduzione, indicando che questa forse avviene nei canali dietro stimolo artificiale

Con questo tipo di indagine non siamo riusciti a stabilire con sicurezza se la riproduzione fosse avvenuta costantemente nei canali, visto che per alcuni anni le piene del fiume e quelle dei canali si sovrapponevano. Possiamo pero’ dire che nella rete dei canali la densita’ di questa specie e’ 10 volte piu’ elevata che nel Po e che almeno nel 2013 il segnale piu’ forte per la riproduzione e’ stato dato proprio dall’apertura delle idrovore nei canali.

Verificato che la velocita’ di trasporto nei canali e’ sufficiente alla sopravvivenza delle uova (che possono anche rotolare sul fondo senza morire, se non vengono seppellite) e che le distanze coperte sono compatibili con la zona di ritrovamento degli esemplari giovanili abbiamo dimostrato due cose che nessuno credeva posssibili:
1 – Che le carpe testa grossa, come le carpe erbivore, sono in grado di riprodursi naturalmente in Italia (anche se forse non tutti gli anni)
2 – Che la riproduzione naturale probabilmente avviene (per ora) in zone semi-artificiali ed e’ guidata da stimoli artificiali, ridefinendo i parametri ambientali minimi necessari per la riproduzione di questa specie

E’ un problema? 
Si’, perche’ questa specie ha dimostrato di avere un particolare potenziale di invasione e di poter modificare le condizioni ambientali per tutte le altre specie. Un’eventuale invasione dei maggiori corsi d’acqua italiani potrebbe dare il colpo di grazia a delle acque gia’ martoriate da numerosi problemi e questa specie e’ gia’ presente in tutti i corsi d’acqua anche se non si sa nulla sulla sua abbondanza.
Certo, oramai i bracconieri hanno portato via la maggior parte di quello che nuotava nella pianura padana e forse questa riproduzione naturale non costituisce un serio rischio di invasione. Pero’ le catture sempre piu’ frequenti di esemplari giovanili in altre aree collegate al Po indicano che e’ un rischio che sarebbe stupido sottovalutare.

Riferimenti bibliografici:

Milardi et al. 2017. First evidence of bighead carp wild recruitment in Western Europe, and its relation to hydrology and temperature. PLOS ONE DOI:10.1371/journal.pone.0189517

P.S. Per tutti quelli che pensano che a lavorare in questo settore si diventi ricchi..questa ricerca e’ stata fatta nei ritagli di tempo e senza ricevere nessun tipo di finanziamento.

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