A tostolo’, tu m’hai provocato..
Forse vi ricorderete l’articolo sulla riproduzione della
carpa erbivora in Italia pubblicato qualche tempo fa sul mio blog. No? Allora
forse e’ il caso che andiate a rileggerlo (Provare l'improbabile - scienza investigativa), visto che questo articolo e’
l’ideale continuazione di quello.
Per la carpa erbivora ci eravamo “limitati” a provare
scientificamente che una riproduzione naturale avvenisse anche in Italia, zona
considerata da tutti per piu’ di 30 anni non adatta alla riproduzione. Gia’
questa notizia avrebbe dovuto far saltare sulla sedia piu’ di una persona, ma
ovviamente non tutti leggono questo blog (o gli articoli scientifici
correlati).
Stavolta ci siamo spinti un attimo piu’ in la’, cercando
di spiegare come e perche’ fosse possibile.. Sigla!
E’ un pesce che era molto popolare nei laghetti di pesca
sportiva qualche tempo fa, quindi chi li frequentava avra’ potuto vederli
mentre giravano incessantemente sotto al pelo dell’acqua. Data la stazza
(arriva tranquillamente fino a 30 kg e ben oltre) e la testa decisamente
particolare non passava di sicuro inosservato. Veniva venduto perche’ doveva
“tenere il laghetto pulito dalle alghe” ma la sua dieta non era composta da
alghe bensi’ dallo zooplankton, il principale consumatore di alghe
microscopiche, che filtrava dall’acqua tramite le branchie finendo per
provocare effetti opposti a quelli sperati.
Fun fact – Questa carpa testa grossa, morta a
Ostellato, aveva fatto gridare di gioia mezzo mondo dei garisti in Italia, che
la credevano una breme gigante...
Data la sua dieta, a meno di tecniche decisamente mirate
non e’ un pesce facilmente pescabile con la canna da pesca. In piu’, vista la
sua stazza, riesce a bucare la maggior parte delle reti se non armate
specificamente per una pesca pesante. In sostanza
Come sia finito di preciso nelle nostre acque non e’ dato
sapere e probabilmente come in tanti altri casi non si sapra’ mai con
sicurezza. Di sicuro c’e’ solo che di immissioni non ne sono mai state
ufficialmente autorizzate, per cui probabilmente e’ finito in acqua non
intenzionalmente dai laghetti privati o piu’ probabilmente immesso assieme alla
carpa erbivora. La sua introduzione si puo’ infatti rintracciare allo stesso
periodo.
Insieme alla carpa erbivora nessuno prima di noi aveva
neanche lontanamente pensato di studiarlo in Italia. Dopotutto e’ un pesce che
“non esiste” non venendo pescato con regolarita’. In piu’ si trova scritto su
tutti i libri di testo e che non puo’ riprodursi per via della lughezza
limitata dei nostri fiumi, visto che le uova (galleggianti) arriverebbero
subito al mare e morirebbero, giusto?
Sbagliato!
Diversi individui giovanili sono stati catturati in passato e continuano ad essere catturati all’interno dei canali di bonifica della pianura padana, nel tratto terminale del Po.
Ma allora come fanno a riprodursi?
Per capirlo, come prima cosa abbiamo analizzato gli
otoliti degli esemplari catturati. Gli otoliti sono piccole strutture ossee
dell’orecchio interno che crescono assieme al pesce formando degli anelli
simili a quelli degli alberi (come abbiamo gia’ approfondito in un’altroarticolo). Quest’analisi ci ha permesso di risalire con esattezza al
giorno di nascita degli esemplari e quindi al periodo di riproduzione per ogni
anno.
Poi abbiamo controllato che sussistano le condizioni
termiche per la riproduzione, questi pesci infatti hanno bisogno di determinati
regimi di temperatura per potersi riprodurre. Dato che l’Italia e’ un paese dal
clima mite se non caldo le temperature non pongono nessun ostacolo alla
riproduzione.
Infine abbiamo verificato la tempistica degli eventi di
piena naturale nel Po e dell’apertura delle idrovore nei canali collegati. Le
carpe testa grossa (ma piu’ in generale tutte le specie che si riproducono in
maniera simile) “sentono” gli eventi di piena che gli forniscono lo stimolo per
il rilascio delle uova
Bingo! - Nel 2013 l'idrovora di Berra ha probabilmente dato il segnale per la riproduzione, indicando che questa forse avviene nei canali dietro stimolo artificiale
Con questo tipo di indagine non siamo riusciti a stabilire con sicurezza se la riproduzione fosse avvenuta costantemente nei canali, visto che per alcuni anni le piene del fiume e quelle dei canali si sovrapponevano. Possiamo pero’ dire che nella rete dei canali la densita’ di questa specie e’ 10 volte piu’ elevata che nel Po e che almeno nel 2013 il segnale piu’ forte per la riproduzione e’ stato dato proprio dall’apertura delle idrovore nei canali.
Verificato che la velocita’ di trasporto nei canali e’
sufficiente alla sopravvivenza delle uova (che possono anche rotolare sul fondo
senza morire, se non vengono seppellite) e che le distanze coperte sono compatibili con la zona di
ritrovamento degli esemplari giovanili abbiamo dimostrato due cose che nessuno
credeva posssibili:
1 – Che le carpe testa grossa, come le carpe erbivore, sono
in grado di riprodursi naturalmente in Italia (anche se forse non tutti gli anni)
2 – Che la riproduzione naturale probabilmente avviene (per
ora) in zone semi-artificiali ed e’ guidata da stimoli artificiali, ridefinendo
i parametri ambientali minimi necessari per la riproduzione di questa specie
E’ un problema?
Si’, perche’ questa specie ha dimostrato
di avere un particolare potenziale di invasione e di poter modificare le
condizioni ambientali per tutte le altre specie. Un’eventuale invasione dei
maggiori corsi d’acqua italiani potrebbe dare il colpo di grazia a delle acque
gia’ martoriate da numerosi problemi e questa specie e’ gia’ presente in tutti
i corsi d’acqua anche se non si sa nulla sulla sua abbondanza.
Certo, oramai i bracconieri hanno portato via la maggior
parte di quello che nuotava nella pianura padana e forse questa riproduzione
naturale non costituisce un serio rischio di invasione. Pero’ le catture sempre
piu’ frequenti di esemplari giovanili in altre aree collegate al Po indicano
che e’ un rischio che sarebbe stupido sottovalutare.
Riferimenti bibliografici:
Milardi et al. 2017. First evidence of bighead carp wild recruitment in
Western Europe, and its relation to hydrology and temperature. PLOS ONE DOI:10.1371/journal.pone.0189517
P.S. Per tutti quelli che pensano che a lavorare in
questo settore si diventi ricchi..questa ricerca e’ stata fatta nei ritagli di
tempo e senza ricevere nessun tipo di finanziamento.
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