martedì 20 aprile 2010

Siluro: contenimento e rimozione




Questo posto e' l'ultimo (per ora) della serie dedicata al siluro ed e' anche sicuramente il piu' difficile da scrivere. La questione e' veramente spinosa e coninvolge problematiche di diversi settori, parlarne equivale a buttarsi in un ginepraio da cui e' difficile uscire indenni. Tanto piu' che a parlarne schiettamente si e' praticamente obbligati a pestare parecchi piedi, i cui proprietari non saranno certo contenti.
Ma almeno non avendo nessun interesse e nessun rapporto di lavoro in Italia, ne' con un lato ne' con l'altro, mi posso permettere di parlare senza peli sulla lingua.

Nei post precedenti abbiamo visto che tipo e quanto impatto ha un siluro sull'ambiente in cui viene introdotto. Ora non resta che decidere cosa fare a riguardo. Facile, direte voi.
E invece no.

Vediamo perche'...


Come gia' detto in precedenza praticamente ogni specie alloctona provoca un danno ambientale di una certa entita' ai nuovi ecosistemi. Verrebbe quindi automatico dire che ogni specie alloctona deve essere per quanto possibile rimossa dal nuovo ecosistema.
E questo varrebbe non solo per il siluro ma anche per tutte le altre specie di piante e animali, senza distinzioni tra "meno pericolose" e "piu' pericolose".

Purtroppo pero' nella realta' dei fatti e' una condotta poco agibile, specialmente negli ambienti acquatici. I motivi di queste difficolta' sono molteplici:
- fattori logistici
- fattori economici
- fattori politico/sociali

Proviamo ad analizzarli sigolarmente.

Fattori Logistici.
Il siluro come tutte le altre specie di pesci non e' facilmente catturabile ed ha un'alta capacita' di ripristinare la popolazione a partire da pochi individui. I metodi meccanici sono meno efficaci che in altre situazioni e i metodi chimici non sono selettivi.
L'unico vero meccanismo per la rimozione di specie ittiche infestanti e' la sterilizzazione delle acque mediante tossine (antimicine e rotenone) che oltre a uccidere tutti i pesci indiscriminatamente hanno anche una ricaduta su micro e macro invertebrati.

Fattori Economici.
Numerosi interessi economici gravitano attorno al mondo della pesca e per quanto minoritari incidono su una parte significativa (almeno per i protagonisti) delle produzioni locali. Ogni decisione a favore di campagne di contenimento deve fare i conti non solo con problemi di budget (sono interventi costosi) ma anche alla lesione degli interessi di varie categorie.
Varie categorie di pescatori tenderanno sempre a sminuire l'impatto che la loro specie preferita ha sull'ecosistema e tenteranno sempre di difendere il proprio "giocattolo".

Fattori Politico/Sociali.
In un paese come l'Italia e' difficile che un politico voglia prendere decisioni impopolari anche se giuste. E decisioni di questo tipo sono sicuramente impopolari verso ambientalisti ed appassionati della pesca. C'e' anche da considerare in questa categoria che in Italia un progetto si traduce raramente dalla carta alla realta' senza essere alterato (in peggio) per cui l'obbiettivo di una gestione coerente si allontana...
Pensiamo solo al fatto che alcune specie alloctone ricevono un'accoglienza diversa a seconda del mercato che muovono. Ben vengano le specie dalle carni commerciabili o che fanno un grosso giro di pescasportivi, seppur dannose. Delle specie dannose ma che non fanno notizia, chissenefrega..

Ma cosa fare allora? Lasciare tutto cosi' com'e'?
Assolutamente no. Chi propugna un'idea di "lasciamo che la natura faccia il suo corso" o ha un'idea decisamente näive della realta' in cui vive o lo dice per interessi personali.
Viviamo in un mondo fortemente antropizzato e ne paghiamo le conseguenze.
Quando c'e' uno sverso di liquami tossici in un fiume vogliamo che il responsabile sia preso e condannato per il gesto e vogliamo che il fiume torni pulito.
Lo stesso dovrebbe avvenire per l'inquinamento biologico e le immissioni di alloctoni. Enti, provincie e associazioni di pesca che gestiscono le acque immettendo siluri o altro materiale non autorizzato devono essere perseguite allo stesso modo e il "danno" riparato il piu' possibile.

Nonostante le difficolta' ha senso tentare un contenimento del siluro in tutte le situazioni in cui la gravita' del problema (cioe' la biomassa delle specie alloctone) sia affrontabile con le risorse a disposizione e compatibilmente con le possibilita' decisionali.
Spesso si dice che non si tirera' mai fuori il siluro da ambienti come il Po. Ma i pescatori di siluro stessi affermano che i pescatori di frodo ungheresi depauperano lo stock del siluro al ritmo di 200 tonnellate all'anno. Purtroppo con danni collaterali non indifferenti.

In America vengono effettuati progetti su scale ben piu' grandi del pur grande fiume Po per il contrasto delle specie alloctone. Si usano metodi diversi e all'avanguardia per affrontare il problema da tutti i lati possibili. E le soluzioni, seppur costose e impopolari, funzionano.

In Italia, non me ne vogliate, si usano ancora sistemi vecchi e li si applica spesso male. L'elettropesca ad esempio e' uno strumento potentissimo. Ma uno che sa usare bene l'elettrostorditore crea un danno minimo, un incapace puo' fare disastri.
Si potrebbero usare anche altri sistemi poco tentati come l'annullamento genetico parziale, le reti selettive, la selezione mirata del prelievo. Ma forse parlo gia' di fantascienza.

In conclusione: la rimozione del siluro e' possibile in Italia ma poco conveniente, almeno per ora, in tutti quei corpi d'acqua che presentino una popolazione ormai insediata. Nei luoghi piu' facilmente controllabili e meno collegati alle zone colonizzate e' sicuramente possibile e dovrebbe essere tentata. Ma con tecniche avanzate e personale specializzato, non alla carlona.
Una volta affrontato il problema nelle zone piu' facili si potra' passare a quelle piu' critiche.
Ovviamente un intervento di sola rimozione del siluro non ha senso. Inutile sperare che sparito il siluro le acque tornino allo stato originario. Il contenimento e la rimozione hanno senso solo se accompagnate da azioni che mirino a risolvere anche le altre criticita' presenti nell'ecosistema, che di norma sono prioritarie rispetto al problema siluro.


Infine per chi e' arrivato a leggere fin qua senza addormentarsi, ecco alcune note in ordine sparso inerenti all'argomento:

La pesca dilettantistica al siluro comprende ormai svariati appassionati. Questi sono in lotta con alcune provincie dove e' in vigore il divieto di re-immettere in acqua il pesce alloctono pescato.
Obbiettivamente le provincie hanno "fallito" nel mettere in grado i pescatori di rispettare la legge, ma in generale il provvedimento ha un senso.
Finora insomma si e' usata la "scusa" della scarsa organizzazione nella raccolta del materiale biologico per effettuare un"obiezione di coscienza" riguardo alla soppressione degli alloctoni.
Anche se minoritaria in percentuale la rimozione di parte della biomassa da parte dei pescasportivi puo' essere un grosso aiuto nei progetti di contenimento, pensiamo alle gare di pesca al colpo dove 50-70 partecipanti fanno un retino di 10 kg di breme. A testa. Pensiamo al potenziale di raggiungere zone che un progetto di contenimento non potrebbe raggiungere, al potenziale di selezionare cosa, dove e quando trattenere...
Ecco una delle possibilita' non sfruttate (o sfruttate male) dell'Italia..



Lo slogan "Io sto con Yuri Grisendi e non uccido i pesci che pesco" apparso spesso sul web da parte degli amanti del siluro sottointende un animalismo che, di fatto, non esiste. Perche' lamentarsi per il maltrattamento agli animali richiede, se non altro, di non infilare un amo nella schiena di un pesce e usarlo come esca (il metodo piu' diffuso di pesca al siluro). Anzi, da un punto di vista animalista anche la pesca in toto e' considerata un maltrattamento immotivato agli animali. Pertanto i video come quello inserito nel post sono abbastanza ipocriti, pur mostrando immagini crude e azioni sicuramente deprecabili.
Mostrano in sostanza che in Italia tra il dire e il fare c'e' di mezzo il mare. Inutile fare progetti di contenimento del siluro che distruggano l'ecosistema intero..

Le stesse persone che si dichiarano contro la diffusione ulteriore degli alloctoni in Italia sono poi gli stessi che sono pronti a difendere le popolazioni in via di insediamento (vedi caso del fiume Volturno, poi rivelatosi infondato ma anche i casi dei laghi marchigiani etc.). Non ritengo che siano le stesse persone che de facto immettono i siluri in nuovi ecosistemi ma c'e' un dubbio piu' che legittimo in tal senso, se non altro per il fatto di contribuire a diffondere del siluro un'idea tutto sommato distorta e che tesa a sminuirne la pericolosita' e quindi anche la pericolosita' di questi gesti.
Pur riconoscendo che in svariate occasioni i membri piu' illuminati del GSI abbiano esposto chiaramente che la diffusione del siluro non e' da incentivare resta il fatto che anche a livello di organizzazione si siano battuti per la salvaguardia del siluro anche negli ambienti appena colonizzati o in via di colonizzazione.
Sicuramente il GSI e' fatto da molte persone e tutte diverse, non bisogna fare di tutta l'erba un fascio..


Bibliografia (in ordine sparso):
Varie pubblicazioni AFS (American Fisheries Association)

3 comments:

Anonimo ha detto...

Salve,


pur condividendo molto di quanto scritto alcuni passaggi.

"Perche' lamentarsi per il maltrattamento agli animali richiede, se non altro, di non infilare un amo nella schiena di un pesce e usarlo come esca (il metodo piu' diffuso di pesca al siluro). Anzi, da un punto di vista animalista anche la pesca in toto e' considerata un maltrattamento immotivato agli animali"

RISPOSTA:
Il "benessere animale" (e questo già nel 2001 dalle risultanze del report zoomafia del Dott. Troiano Ciro Presidente della LAV, quindi più che animalista...) non si applicano alla pesca sportiva "etica" in quanto, indipendentemente dagli effetti incidentali, il fine non è quello di offendere l'animale, seviziarlo o piegarlo per un vantaggio economico (vendita, lavoro, baratto, etc..).

INOLTRE:

ricordo che i siluri fanno i siluri e non breme,aspi,gardon,lucioperca ecc ecc

Per cui come è possibile asserire che sia il siluro il solo colpevole della scomparsa di speci autoctoni?

In Australia sono stati i conigli a fare i disastri, in America le carpe asiatiche,e non sono di certe predatori.

Cosa voglia dire con questo?

Che nessuno ha mai sollevato il problema di quanto danno possano fare le breme, ma ci si nasconde sempre dietro alla biomassa.

Fan più danno 1000 breme o 5 siluri?

Mah.

Marco Milardi ha detto...

Ciao Anonimo,
grazie mille per il commento.

Putroppo il benessere animale e' un concetto che viene definito diversamente a seconda delle persone. Conoscevo la definizione del presidente della LAV ma non e' universalmente accettata, anzi.
Prova a vedere per esempio il caso della regolamentazione della pesca sportiva in svizzera (e non sto parlando di pesca col vivo).

Per rimanere in tema con l'articolo, nemmeno quelle persone nel video, seppur denunciate anche per maltrattamenti ad animali, sono state condannate.

Se leggi gli altri articoli pubblicati su questo blog con argomento siluro troverai risposta anche alle altre domande che hai posto (o forse erano retoriche?).

Karol ha detto...

Mi sembra che "Anonimo" giochi con le definizioni e non veda l'essenza del tutto...

Per quel che riguarda i "disastri" menzionati dal sopracitato innominato (disastri per i quali non bisognerebbe nemmeno porre il problema se rimuovere l'alloctono o meno...), ricorderei che i conigli sono sì una piaga per l'agricoltura, ma che le Volpi rosse immesse a seguito per contenerne il numero solo le fautrici (ma meglio dire che lo è l'uomo) dell'estinzione di molteplici specie (non speci) di mammiferi marsupiali.

Concludendo: indipendentemente che l'alieno bruchi erbetta o mangi ciccia esso non dovrebbe trovarsi in un ambiente che non ha riservato per lui, a seguito di un percorso evolutiva comune, un giusto equilibrio.

Ci sono più alieni nelle acque dolci che nello spazio...

Posta un commento