mercoledì 21 marzo 2012

"Carpe volanti"

L'attuale record mondiale di carpa, Scar, pescata da John Bryan. Quasi 45 chili di carpa. Un record che tutti vorrebbero emulare, ma a quale costo?


Questo articolo e' rimasto in gestazione per troppo tempo ed e' ora di pubblicarlo.
Anche se rischia di alimentare un acceso dibattito ormai sopito sono convinto che sia un bene parlarne e diffondere un'informazione serena e trasparente su una delle questioni piu' controverse del mondo della pesca.

Chi e' esperto di carpfishing sa che questo tipo di pesca, nato, se cosi' si puo' dire, negli anni '80 con lo sviluppo di montature ed attrezzatura specifici, e' un'evoluzione di tecniche di pesca piu' semplici gia' in uso in precedenza.

Questa nuova tecnica ha originariamente come scopo principale quello di selezionare la cattura della carpa rispetto a quella di altre specie. Ma un altro aspetto ricercato dalla maggior parte dei pescatori e' la selezione delle catture di taglia.
La taglia di una carpa "trofeo" e' cresciuta progressivamente negli anni e soprattutto dagli anni '90 a questa parte catturare una carpa "over X kg" e' diventato l'obbiettivo primario; un concetto aiutato e diffuso dai media di settore.

Come le aziende produttrici si sono unite ed hanno contribuito a questa richiesta cosi' hanno fatto anche i laghi di pesca sportiva. Nacque cosi' il bisogno di avere delle carpe di grossa taglia nel proprio laghetto per attirare clienti appassionati di questa tecnica.

Ma queste carpe non sono disponibili per l'acquisto nei vari allevamenti. Il tempo necessario per crescere una carpa fino alla taglia trofeo, anche ai ritmi intensivi degli allevamenti, e' troppo lungo. Oltre che in termini di tempo anche il costo potrebbe lievitare tanto che l'allevatore rischierebbe troppo, e nessuno e' disposto a fare investimenti troppo rischiosi.

Ecco che se la domanda non puo' essere soddisfatta legalmente si trovano strade illegali per farlo. Ecco il problema delle "carpe volanti".

E' un problema internazionale che coinvolge tutte le nazioni europee, dove il carpfishing e' piu' sviluppato ma anche dove lo e' meno. In effetti oltre a Francia, Italia, Germania e Regno Unito sono coinvolti anche paesi dell'est Europa da cui i pesci vengono prelevati per essere rivenduti ad ovest.

Le carpe di taglia vengono prelevate dalle acque pubbliche da pescatori professionisti o anche da pescasportivi, quindi rivendute ad allevamenti o direttamente ai laghi di pesca sportiva. Questo fenomeno pone un triplice problema:
- un problema etico, per via dell'impoverimento delle acque pubbliche a favore di quelle private
- un problema legale, per via delle leggi che si infrangono ina materia di pesca, trasporto e fiscale
- un problema biologico, per via della potenziale trasmissione di malattie (che, nonostante tutto, finora non si e' verificata per fortuna)

Questi problemi non sono trascurati dalle istituzioni, che durante gli anni hanno elaborato una serie di normative per ostacolare il traffico illegale. Oltre alle leggi gia' presenti in materia fiscale sono state elaborate negli anni una serie di norme relative alla cattura ed al trasporto per impedire il fenomeno..


Un'immissione di carpe (legale) in acque gestite (foto di Gipping APS)

Si sono scritti fiumi d'inchiostro riguardo al problema ma finora nessuno ha trovato una soluzione concreta ed efficace..o almeno le carpe cotinuano a volare da un lago all'altro.

Certo, si potrebbe sempre restringere ulteriormente le norme in materia come per esempio e' stato fatto in tutte quelle aree dove e' vietato anche il prelievo di pesci oltre una certa taglia. Ma se dal punto di vista legislativo le norme in materia sono chiare, all'atto pratico manca l'apparato necessario ad applicarle; mancano cioe' le risorse ed il personale per un controllo efficace.
In questo puo' sopperire almeno in parte il volontariato, strada che molti pescatori stanno intraprendendo e che e' sicuramente la vera forza del futuro della pesca sportiva.

C'e' anche chi ha pensato di verificare tramite analisi se un lago di pesca sportiva ha acquistato materiale illegalmente o meno. Un lago "certificato" dovrebbe garantire al pescatore virtuoso di non alimentare il commercio illegale, un'idea sicuramente condivisibile.
Purtroppo questa strada e' difficilmente percorribile.
Il motivo principale e' che non esiste un sistema sicuro per tracciare la provenienza di un pesce presente in una pesca sportiva. La documentazione d'acquisto e trasporto non e' riferibile ai singoli esemplari che comunque non sono facilmente prelevabili per un controllo.

Idealmente le caratteristiche fisiche/fisiologiche di un esemplare nato e cresciuto in natura potrebbero essere distinte analiticamente da quelle di un esemplare allevato. Il mangime in allevamento e' in genere significativamente piu' energetico di quello disponibile in natura. Una distinzione del genere potrebbe fondarsi sull'analisi isotopica dei campioni di tessuto, che, a patto di avere a disposizione uno spettrometro di massa, non e' un procedimento troppo costoso.
I problemi di questa tecnica sono molteplici pero'. Il principale e' senza dubbio il fatto che l'analisi riflette la dieta di un periodo massimo di un paio di mesi. La permanenza del pesce in un bacino di quarantena, dove viene alimentato a pellet, oppure anche nel laghetto sportivo stesso, dove si nutre di pasture e boiles e' gia' sufficiente ad alterare le analisi. Insomma, dopo un paio di mesi non e' piu' possibile distinguerlo. Forse, ma e' un forse che pesa tanto, utilizzando un gassificatore a laser potrebbe essere comunque possibile ricostruire se vi sono stati cambiamenti in un periodo piu' lungo, ma e' una tecnica che nessuno ha ancora sperimentato.
L'altro problema deriva dalla difficolta' di controllare il pesce. Chi si occuperebbe dei controlli (e chi paga)? Come catturare tutti gli esemplari necessari nei tempi necessari? I gestori dei laghetti sono disponibili a sottoporsi ad un controllo del genere, ad intervalli regolari e molto frequenti?

Infine la strada piu' efficace potrebbe essere quella di un cambiamento di paradigma. Cambiamento che dovrebbe venire dai pescatori stessi e a seguire dai media e infine dalle aziende.
Certo, forse il concetto stesso di carpfishing verrebbe snaturato ma finche' i pescatori saranno attratti principalmente dal pesce di taglia la domanda di pesci illegali non calera'. Senza un cambiamento della domanda difficilmente il mercato illegale dei trasferimenti sara' fermato, perche' come abbiamo visto mancano i mezzi per farlo e perche' finche ci sara' una domanda ci sara' sempre qualcuno disposto a soddisfarla.

E' probabile che il fenomeno invece di fermarsi si estenda ad altre specie.

Una vecchia carpa per un vecchio record: Mary. Poco sotto ai 40 kg.

Insomma, l'uomo ha trasportato pesci per millenni, mischiando le faune acquatiche di interi continenti. Il fenomeno quindi, guardando piu' in generale non e' limitato alle carpe o all'ultimo ventennio ma e' un problema di ben piu' larga scala.

Quanto prima si formera' una coscienza ecologica nei pescatori, tanto prima si potra' pensare di arginare il movimento e l'introduzione di nuove specie da un ecosistema all'altro. All'atto pratico sembra essere questa la via piu' percorribile.

Paperfish il suo contributo, seppur piccolo, cerca di darlo.

1 comments:

Anonimo ha detto...
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