giovedì 22 agosto 2013

L'impatto del siluro, e delle specie alloctone, sull'ecosistema - nuovi studi

Silurus glanis (@wikimedia commons)

Prima di scrivere questo articolo ci ho pensato non poco.
Prima perche' l'argomento e' da sempre controverso, e poi soprattutto perche' essendo coinvolto in prima persona nello studio non sarei riuscito a mantenere l'abituale imparzialita'.

E' passato cosi' quasi un anno dalla fine del lavoro, e gia' alcuni mesi dalla pubblicazione, prima che mi decidessi a scriverne.

Ma partiamo dal principio:

La prima serie di articoli pubblicata su questo blog aveva come oggetto il siluro (Silurus glanis) in quanto voleva essere una specie di "riassunto" delle informazioni disponibili su questo pesce.
La serie voleva prima di tutto essere una fonte di riferimenti scientifici in forma divulgativa, in modo da risparmiare tempo nelle annose discussioni che all'epoca imperversavano nei vari forum tematici.

Partito da un'analisi sulla quantita' di cibo ingerito dal siluro, ero poi passato a vedere di che tipo di cibo si trattasse. Quindi sulla base di questo avevo stilato una valutazione d'impatto (grossolana) e per finire esplorato alcune possibilita' di contenimento ed eradicazione.

Questa serie di articoli e' tutt'ora tra gli articoli piu' letti di questo blog.

Ma non poteva finire la'. Durante la stesura degli articoli mi ero accorto di due cose:

1 - Mancavano completamente o quasi ricerche fatte in Italia, pur essendo una tra le specie introdotte piu' controverse e malgrado molti studi millantati
2 - Mancavano informazioni sull'impatto in casi studio, in Italia ma anche all'estero, per via della difficolta' nel reperire dati adatti che permettessero di studiare il problema seriamente

Fortuna volle che, tramite amicie comuni, entrassi in contatto con l'universita' di Ferrara dove il team di ricerca stava gia' lavorando ad un progetto riguardante il siluro e piu' in generale le specie alloctone. Progetto a cui ho potuto dare il mio contributo.

La scardola italica (S. hesperidicus) una delle specie con il declino piu' accentuato nell'area di studio (@ ittiofauna.org)

L'idea di fondo era cercare di capire se e come l'espansione del siluro avesse impattato sulla fauna autoctona nella rete dei canali della pianura padana. Un ambiente molto particolare.

La rete idrica e' molto complessa e l'area pesantemente antropizzata, il livello delle acque nei canali della rete idrica e' abbassato durante la stagione invernale dal consorzio di bonifica fino quasi a restare in secca. In alcuni canali vengono anche effettuati prelievi autorizzati del pesce, al fine di spostarlo in altri canali limitrofi prima dell'asciutta. Questo offre la possibilita' unica di avere un'istantanea completa della popolazione ittica del canale in quel momento, in quanto pressocche' tutto il pesce viene catturato e trasferito.

Ovviamente questo e' anche uno dei modi in cui le specie alloctone vengono spostate (assieme alle autoctone) da un canale all'altro. Ma esse possono comunque passare dal corso principale del Po a tutti i corsi di ogni ordine della rete idrica anche per altre vie.

Dunque, in questo regime molto particolare che dura da decenni, qual'e' stato l'impatto del siluro e di altre specie alloctone?

Per verificarlo abbiamo utilizzato un metodo molto diretto: abbiamo preso in esame 14 canali della rete idrica con simili caratteristiche e che non avessero subito modifiche sostanziali alla loro morfologia negli ultimi 18 anni.

Poi siamo andati a controllare elementi quali la composizione di specie durante 4 eventi di svuotamento e trasferimento dei pesci dal 1991 al 2009. Il trend era piuttosto univoco in tutti gli ambienti:

le specie autoctone erano in declino, mentre in generale aumentavano in corrispondenza le specie alloctone



Le variazioni di numero di individui e biomassa delle varie specie, dall'alto al basso rispettivamente di specie alloctone, autoctone, alloctone di vecchia introduzione e di nuovo alloctone.

La situazione odierna e' sconcertante. La comunita' ittica e' infatti dominata da poche specie, tutte alloctone. Su tutte il siluro ma anche la carpa (di grandi dimensioni), a seguire luccioperca, breme e pseudorasbora (in declino).
Le specie autoctone, che prima prosperavano, ora sono ridotte al lumicino o estinte.

Ma quindi qual'e' la causa di tutto questo? Come abbiamo gia' detto in questi canali non e' cambiata la morfologia ne' e' cambiato il regime idrico o di gestione ittica.

Potrebbe essere cambiata la qualita' delle acque stesse? Siamo andati a verificarlo utilizzando i dati completi della serie storica sui vari parametri delle acque, rilevati durante tutto il periodo. Inoltre abbiamo analizzato tutta la letteratura disponibile sugli effetti che i vari parametri chimico/fisici dell'acqua hanno sui pesci in oggetto, o su specie simili quando non c'era altro di disponibile. Le condizioni dell'acqua non erano tali da impedire la vita delle specie autoctone ma al massimo potevano portare a stress periodici.

Il risultato era chiaro anche in questo caso:

scarsa o nulla correlazione con i parametri fisici dell'acqua, che non sono sostanzialmente cambiati durante il periodo studiato


Le cause del declino sono dunque probabilmente da attribuire principalmente alle interazioni tra specie alloctone ed autoctone, tra cui il siluro forse ha giocato un ruolo di rilievo, all'interno di un ecosistema estremamente semplificato ed antropizzato, che probabilmente esaspera le interazioni ecologiche. I canali che un tempo fungevano da nursery per le specie autoctone sono adesso dominate da una fauna danubiana.
E cosi' un giorno manderemo cartoline in Ungheria con francobolli come questo

Non e' dunque vero che il siluro o gli alloctoni  non hanno impatto o che possono coesistere assieme a tutte le altre specie. Almeno non e' vero in questa situazione, che purtroppo e' rappresentativa di molti sistemi all'interno del suo areale di introduzione. Ne' e' vero neanche che la causa del declino delle specie autoctone sia principalmente dovuta solo all'inquinamento o agli interventi in alveo.

Ma non e' finita qua, perche' rimangono ancora alcuni punti che meriterebbero di essere investigati seriamente. E ci stiamo lavorando (seriamente) sopra.

Bibliografia:





  • Castaldelli G., Pluchinotta A., Milardi M., Lanzoni M., Giari L, Rossi R., Fano E.A. 2013
  • Introduction of exotic fish species and decline of native species in the lower Po basin, north-eastern Italy

    14 comments:

    Fabio Sebastiani ha detto...

    Ottimo post. Chiaro e deciso. Ora ho qualche dato in più nelle discussioni con gli amici pescatori. Banalmente la soluzione sembra indirizzata all'eradicazione delle specie alloctone. Troppo semplice?

    Marco Milardi ha detto...

    Purtroppo si'.

    Non mi sono volutamente addentrato nelle soluzioni di gestione perche' non erano lo scopo principale dell'articolo scientifico.

    L'eradicazione e' ormai impossibile (almeno in questo ambiente) ma si possono attuare forme diverse di contenimento adatte ai vari ecosistemi che ospitano la specie. La grossa difficolta' consiste nell'organizzarli logisticamente/finanziariamente per uno sforzo che deve essere continuato nel tempo. E soprattutto nel divulgare le problematiche correttamente ai pescatori.

    Pero' dovrebbe essere evidente da questo studio, e dalle altre informazioni che abbiamo, che spesso non intervenire equivale a condannare alcune specie autoctone alla riduzione o perfino all'estinzione.

    Ovvio che un eventuale contenimento va accompagnato ad altre azioni di tutela e ripristino. Lo specifico per non dar spazio ad equivoci.

    Raldi ha detto...

    Interessante studio di cui mi piacerebbe leggere degli approfondimenti, spero in futuro che li pubblicherete.
    Ho apprezzato come lo studio prendesse in esame anche lo stato delle acque e quindi di fatto andasse a demolire uno dei capi saldi di chi difende il siluro, cioè l'inquinamento, che in queste aree non è cambiato nel periodo investigato.
    Tuttavia mi sovvengono dei dubbi a cui magari avete già trovato risposta e semplicemente non hanno trovato posto in questo riassunto:
    1 - Le acque, che come abbiamo detto in questi anni non sono certamente peggiorate, quale livello di inquinamento presentavano già all'inizio dei controlli?
    2 - I controlli sono stati eseguiti su dei canali in asciutta nel periodo invernale tramite il prelievo della fauna per essere spostata in posti più "adatti" quindi lo studio è stato fatto su pesci che annualmente venivano spostati. Tale spostamento avveniva anche in senso inverso una volta che i canali venivano riempiti?
    2.1 - L'asciutta e la successiva piena dei canali presi in esame non andava a danneggiare gli habitat, il foraggio e la vegetazione di questi canali?
    2.2 - È possibile quantificare quanti e quali danni si sono apportati alla fauna durante gli spostamenti?
    3 - È stata preso in esame anche l'aumento dei predatori esterni quali uccelli? Se non sbaglio addirittura a livello europeo si sono mobilitati per cercare di studiare il problema del cormorano in forte aumento

    Queste sono alcune delle domande più banali che mi sono venute in mente leggendo il testo.

    Marco Milardi ha detto...

    Ciao Raldi, il tempo e' quello che e' e penso di aver gia' dedicato spazio a sufficienza riguardo questa specie. Ci sono molte altre specie e casi interessanti nel mondo dei pesci! Ma soprattutto ci sono piu' di 30 articoli nella coda di lavorazione del blog, vorrei finire prima quelli.

    Preciso che ne' lo studio ne' quest'articolo sono stati fatti per demolire i capisaldi di nessuno. Ma uno studio che mostrasse in maniera scientifica l'evoluzione della situazione andava fatto.

    Grazie per le domande, effettivamente non tutto puo' rientrare in un articolo divulgativo per cui non sono andato nei dettagli fini. E' una buona occasione di integrarlo nei commenti ma soprattutto ti invito a leggere lo studio completo (e' in inglese e puoi richiederlo attraverso la mail del blog) perche' non sempre e' possibile riassumere in poche righe.

    1 - I singoli parametri (e le variazioni) sono indicati esaustivamente nell'articolo scientifico. Ovviamente la qualita' delle acque non e' eccelsa e ci sono dei limiti derivati dal tipo di stazioni e dalla frequenza di rilevamento. Sono cose comunque discusse nel dettaglio e considerate nello studio.
    2- Come si puo' vedre dal grafico non si tratta di un campionamento annuale ma di una serie di campionamenti su un arco di tempo lungo (in localita' diverse). I pesci non vengono spostati manualmente nel canale originario a primavera ma piuttosto il canale originario viene ricolonizzato dopo ogni asciutta.
    2.1 - Certamente. Si tratta di un sistema fortemente antropizzato dove l'ambiente e' pesantemente influenzato dalle attivita' umane. Non solo l'habitat ma anche la composizione delle comunita' di pesci sono affette. C'e' da dire pero' che queste pratiche e queste situazioni sono una costante nel periodo indicato. Ovviamente anche in questo caso, considerazioni dettagliate sono presenti nello studio.
    2.2 - Teoricamente sarebbe possibile, ma difficilmente sarebbe fattibile. Ci sono una serie di aspetti diversi da controllare e non esistono dati o metodologie che permettano di farlo su base quantitativa. Ci vorrebbe uno studio a se' stante.
    3 - No. Purtroppo un lavoro scientifico e' forzatamente un lavoro incompleto. Si deve sempre selezionare una serie di fattori da considerare ed altri da escludere. Non per cattiveria, a volte anche se si hanno dati magari non sono sufficienti o abbastanza robusti. Ed il tempo e i fondi a disposizione non sono infiniti.

    A posteriori e' sempre facile dire "ma si poteva fare cosi'" oppure "sarebbe piu' completo se", succede a noi in prima persona. Ovviamente bisogna tenere presente che in studi ecologici sul campo non esistono situazioni ideali. Pero' penso che sia importante studiare lo stesso, e capire pregi e limiti di ogni studio.
    Se avessimo tempo, dati e fondi infiniti potremmo fare di meglio e conoscere sempre tutto. Ma non e' possibile.

    In mancanza di questo ci accontentiamo di fare il meglio POSSIBILE. E su questo non ho nulla da rimproverarci.

    Raldi ha detto...

    Grazie per la risposta completa ed esaustiva, mentre i primi due punti sono quelli che a mio avviso potrebbero impattare meno e a quanto ho capito sono stati anche presi in considerazione nello studio completo, il punto 3 è invece uno dei punti che a quanto mi pare di capire non è stato preso in esame ed è a mio PERSONALISSIMO avviso una lacuna dello studio.
    Per completezza, non ricordo se in questo articolo o negli altri linkati viene spiegata questa cosa. Dagli scritti traspare logicamente che la colpa venga affibiata principalmente al siluro, quale è secondo lei la posizione riguardo anche agli altri alloctoni, in cui questo studio si colloca? Sto pensando ad esempio al black bass, al lucioperca o alle breme.

    Marco Milardi ha detto...

    Certo, come dicevo non e' stato e non voleva essere uno studio completo. Come ho spiegato, trovare correlazione e causalita' di tutte le possibili cause e' un lavoro non da poco.
    Ci sono abituato, succede sempre che quando si studiano A e B arrivi qualcuno a dire che si doveva studiare anche C. Datemi fondi e tempo e lo faccio.

    Questo studio si e' focalizzato sostanzialmente sull'andamento delle popolazioni in relazione ad alcune delle variabili ambientali.

    All'interno delle variabili prese in esame, la piu' plausibile e' l'interazione con il siluro, che predomina in biomassae numero. Il bass, in questo caso, da abbondante e' diventato praticamente estinto. Quindi difficilmente puo' essere causa del declino.
    Il luccioperca e la breme sono entrambe aumentate, e sicuramente (e' descritto anche questo nello studio) hanno fatto la loro parte. Ogni specie puo' alterare l'ambiente e le relazioni trofiche con altre specie in maniera diversa.
    Questo studio non aveva semplicemente quest'oggetto. Si focalizzava sul descrivere il risultato di queste interazioni.

    Tutti da chiarire sono dunque i meccanismi e le quantificazioni delle interazioni tra specie, che appunto richiedono studi specifici.

    Marco Milardi ha detto...

    Ritorno per completezza sull'argomento cormorani segnalando che l'argomento era stato valutato all'epoca dei lavori. Le considerazioni di allora aggiornate con le informazioni odierne saranno oggetto di un post specifico, gia' in lavorazione e di (speriamo) prossima pubblicazione.

    Anonimo ha detto...

    Pescaepesca dice OK OK OK

    Anonimo ha detto...

    L'eradicazione per me è possibile; dispendiosa, impegnativa quanto si vuole, ma pur possibile. La questione è il "dopo". Che cosa succederebbe, dopo ? Saremmo nuovamente punto e a capo, secondo me, alle prese con nuove e più criminali transfaunazioni. Sul siluro e su tutto ciò che gli gira attorno gravano sicuramente interessi malavitosi. La comparsa del siluro in Europa Occidentale ha seguito una successione ordinata: prima in Francia, poi in Germania, poi al Nord Italia, poi nei laghi del Centro Italia, infine nei fiumi del Sud Italia. C'è anche da dire che buttare in un ambiente vergine 2 o 3 siluri non significa che necessariamente si acclimateranno in quell'ambiente.
    Perché si realizzi un fenomeno come quello cui abbiamo assistito dagli anni '70 ad oggi ci vuole una operazione diffusa, poderosa, sistematica e continuata nel tempo. Un fenomeno analogo, e così arealmente esteso, non si è mai visto in alcuna parte del mondo. In Australia, ad esempio, le carpe sono infestanti, ma non sono presenti su tutto il continente. Perché succeda una cosa del genere bisogna essere organizzati, bisogna che enormi capitali vengano utilizzati allo scopo; oppure, davvero, vogliamo credere che il siluro si sia semplicemente riprodotto a dismisura grazie alla maggior temperatura ? Bisognerebbe anche indagare sulla struttura genetica dei siluri che infestano le acque dell'Europa occidentale; dico questo, perché, solitamente, un individuo alloctono, specialmente se monofiletico come il siluro, dovrebbe tendere inizialmente a un surplus riproduttivo, un po' per reazione al nuovo ambiente, un po' per altre ragioni che non sono qui a elencare, per poi tendere, nel corso di 2 o 3 decenni, a regressione, sterilità e nanismo. Siamo -siete- sicuri che si tratti di una genetica non assistita, per nulla modificata ?

    Marco Milardi ha detto...

    Anonimo lettore, ovviamente con i mezzi moderni poco o niente e' veramente impossibile, ma per l'eradicazione a scala nazionale direi che il termine "improponibile" sia il piu' corretto.
    Ed in effetti ci sono una serie di problemi legati alla gestione delle acque e delle specie alloctone, anche nel caso i siluri sparissero magicamente dall'oggi al domani.


    Il siluro comunque e' autoctono in Germania.
    La sua e' un'espansione mediata dall'uomo e che come tale non segue le limitazioni delle espansioni naturali. Espansioni simili si sono viste per altre specie di pesci (p.es. il bass) attorno a cui ruota un interesse economico/sportivo.
    Le immissioni illegali che ne espandono l'areale non hanno bisogno di essere massiccie ed organizzate, basta che siano continue anche se disorganizzate.

    Pur non avendo mai controllato (e credo nessun'altro l'abbia mai fatto) la genetica del siluro nelle aree di introduzione rispetto a quelle originali trovo abbastanza fantascientifica l'ipotesi che sia stato modificato geneticamente. Se mai emergeranno indicazioni solide in tal senso sono pronto a ricredermi.

    Anonimo ha detto...

    Complimenti per le domande !

    Anonimo ha detto...

    di anonimo, le domande !!!

    Salvelinus ha detto...

    Ciao, se ti può interessare questo è il mio ultimo lavoro su alcuni torrenti ad Arezzo. Ci sono alcuni errorini non ancora corretti. Comunque gradirei un parere. http://www.ittiofauna.org/amici/Relazione%20sullo%20status%20delle%20popolazioni%20delle%20specie%20ittiche%20autoctone%20presenti%20nelle%20acque%20interne%20della%20Provincia%20di%20Arezzo.pdf
    Oppure un tentativo di versione inglese:
    http://www.ittiofauna.org/amici/English%20version.pdf
    Un caro saluto
    Stefano

    Marco Milardi ha detto...

    Caro Stefano, al momento sono dall'altra parte del mondo ad una conferenza ma leggerò con piacere appena tornato in sede.
    Grazie della segnalazione

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