lunedì 23 agosto 2010

Mamma mia, arriva il salmone transgenico!

Un esemplare di salmone chinook (Oncorhynchus tshawytscha) trovato morto dopo la frega in California. Il chinook e' il famoso "king salmon" e questo salmone di taglia eccezionale e' completamente naturale. (Foto California DPFG).


Dopo le trote mutanti di qualche tempo fa eccoci a parlare di un argomento abbastanza simile..ma soltanto nel titolo.

Qualche tempo fa era apparsa sui giornali la notizia dell'imminente arrivo del super salmone sulle tavole americane. In realta' questo arrivo e' tutt'altro che imminente, e' in corso invece da anni una cruenta battaglia sul piano legale ed ecologico che non si sa bene quando finira'.

Ma come al solito sto anticipando troppo, andiamo con ordine..


In soldoni il salmone transgenico AquAdvantage e' una versione geneticamente modificata del salmone atlantico con l'aggiunta di geni di salmone chinook. Senza entrare nel dettaglio dei meccanismi il principale risultato e' un pesce che non ha inibizione per l'ormone della crescita (GH) durante la stagione fredda e dunque continua a crescere durante tutto l'arco dell'anno. La crescita inoltre e' stimolata e i risultati della cultura, almeno a quanto dice il produttore, sembrano essere eccezionali: crescita fino a 2 volte piu' rapida e tasso di conversione migliore del 10-30% (almeno cosi' dice la ditta).

E' roba vecchia, i media generalisti italiani arrivano quasi sempre tardi su queste notizie (mai tardi come questo blog, il post e' rimasto in sospeso per mesi) e della cosa all'estero se ne era gia' parlato da un bel po'. Per esempio se ne era occupata questa serie inglese che tratta di biotecnologie e produzioni alimentari gia' nel 2007.


Altri se ne sono occupati in maniera decisamente meno entusiasta, come per esempio il blog biologico.

L'argomento e' interessante perche' oltre alle problematiche legate agli organismi geneticamente modificati unisce anche i timori di un possibile impatto ambientale.

Per quanto riguarda gli organismi geneticamente modificati non mi addentro in una spiegazione che sarebbe lunga e controversa, ognuno puo' farsi la propria idea leggendo gli innumerevoli blog pro-biologico (come quello citato sopra ma ce ne sono molti altri facilmente reperibili con una semplice ricerca) o pro-OGM (come http://biotecnologiesocieta.blogspot.com/ oppure http://biotecnologiebastabugie.blogspot.com/).

Le fughe di animali dagli allevamenti, anche quelli di pesce, sono cosa che regolarmente succede perche' la sicurezza al 100% e' un'utopia.
La FDA (l'autorita' alimentare americana) sta valutando ormai da tempo se autorizzare o meno la vendita del salmone OGM e tra i rischi che sta valutando c'e' proprio quello di inquinamento e impatto biologico.

La societa' AquaBounty, produttrice del salmone transgenico, garantisce che questi rischi non sussistono essendo i salmoni commerciati controllati uno per uno per la sterilita' e quindi incapaci di inquinare geneticamente le popolazioni naturali. Sarei un po' piu' scettico invece sugli effetti della predazione diretta visto che numerosi studi dimostrano che il salmone squadvantage e' obbiettivamente piu' famelico del non-GM.
L'Aquabounty inoltre e' nota per commercializzare bene (fa il suo lavoro) i propri prodotti, prodotti che non sempre rispettano le aspettative create.

Di sicuro c'e' che l'allevamento dei pesci e' una soluzione temporanea (bisognerebbe verificarne l'ecosostenibilita' nel lungo periodo) al problema dell'impoverimento degli stock e il salmone e' il n.1 dei pesci commerciali per quanto riguarda l'allevamento.
Solo che il salmone OGM favorirebbe soprattutto il produttore, riducendo tempi e costi di produzione, ma non particolarmente conveniente dal punto di vista ambientale. Anche un incremento del 30% nella conversione e' una variazione tutto sommato minima, visto che oramai i tassi di conversione si avvicinano sempre di piu' al 1:1 (1 grammo di mangime si traduce in 1 grammo di prodotto finale).

Di sicuro c'e' che il rischio, sia dal punto di vista alimentare che ecologico, va sempre valutato secondo un ragionevole principio di precauzione. Ma dove sta il punto di "ragionevolezza"?

Scusate se con l'articolo ho sollevato piu' interrogativi che dare risposte. Era precisamente quella la mia intenzione: mi piacerebbe vedere sviluppata una discussione nei commenti.

3 comments:

andrea ha detto...

l'allevamento ittico di certo è una cosa positiva per non incidere sulle riserve ittiche marine ormai al collasso, tuttavia non si può essere tranquilli quando le multinazionali brevettano la vita per piegarla alle leggi del mercato,certamente a loro interessa più il profitto che la genetica di popolazione..

Roberto 'Skazz' Merciai ha detto...

L'allevamento è cosa positiva se i pesci allevati vengono alimentati con cibi sostenibili. Una parte delle farine utilizzate in acquacoltura vengono prodotte con pesce appositamente pescato. Un'altra frazione deriva invece da sottoprodotti della lavorazione del pesce (teste, ossa, interiora, ecc.). A seconda di come variano queste percentuali si ha maggiore o minore sostenibilità. Le stime a riguardo sono discordanti e variano da 0.5 fino ad addirittura 20 kg di pesce pescato per crescere 1 kg di pesce allevato.

Roberto 'Skazz' Merciai ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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