domenica 16 maggio 2010

Luccio - la vista e le esche


Si sente spesso parlare (talora a sproposito) dell'importanza del colore delle esche nella pesca al luccio, sono quindi andato a vedere nel dettaglio come funziona la vista del luccio per vedere quanto ci sia di vero e quanto sia invece leggenda..

Partiamo dall'analizzare quali variabili influenzano la vista dei pesci in generale e prendiamo il caso del luccio nel particolare cercando alla fine di tirare qualche conclusione sensata dai dati scientifici e dalle statistiche di pesca.



Innanzitutto per capire come vede un pesce bisogna calarsi nel suo elemento: l'acqua.
L'acqua infatti e' un mezzo ottico che seleziona determinate lunghezze d'onda (intorno ai 600 nm, nella regione del blu) in virtu' delle sue proprieta' chimico-fisiche. Per le stesse proprieta' tutte le frequenze piu' alte dello spettro solare vengono bloccate escludendo gia' nei primi centimetri dalla superficie i raggi UV.
Il colore dell'acqua pura e' blu proprio perche' l'acqua agisce come un filtro blu sulla luce solare. Quando nell'acqua si trovano delle impurita' (cioe' nella gran parte dei casi) lo spetttro di luce che viene diffusa e' diverso e varia verso frequenze piu' basse (nella regione del giallo e del verde), piu' torbida sara' l'acqua e piu' luce viene assorbita e diffusa e piu' cambiano i colori percepiti.
Il caso forse piu' estremo e' quello dei laghi nordici con acque riche di sostanze humiche che ne rendono l'acqua praticamente nera, in questi casi oltre a una limitata visibilita' nello spazio i colori vengono tutti virati verso il marrone scuro-nero.

Per ovviare a queste deformazioni nei colori i pesci hanno le cornee generalmente colorate, in modo da agire come un secondo filtro e riportare i colori verso toni neutri. La selezione naturale tendera' nel tempo a selezionare pesci con cornee del colore tipico dell'acqua in cui vive la popolazione, entro un limite di variabilita'. I cristallini dei pesci sono tutti sferici (al contrario dei cristallini umani, a forma di lente) e contribuiscono a correggere le aberrazioni della vista subacquea.
Il luccio ad esempio ha delle cornee generalmente colorate lievemente di giallo che filtrano il colore giallo dalla visuale rendendogli piu' facile individuare oggetti sullo sfondo generale quando il colore dell'acqua ha una forte componente gialla.

Una volta passato il filtro dell'acqua e il filtro della cornea la luce arriva finalmente a colpire la retina del pesce. A questo punto la luce viene raccolta dai recettori (le cellule sensibili che trasformano la luce in impulsi nervosi) e l'immagine trasmesssa viene interpretata dal cervello.
Esistono fondamentalmente 2 tipi di recettori in tutti gli occhi dei vertebrati: i coni, deputati all'individuazione dei colori e i bastoncelli, che invece servono per il potere di risoluzione.
Diversi tipi di retina, con una diversa composizione e posizione dei recettori, danno risultati molto diversi in termini di visione.

Pesci con la necessita' di nutrirsi di un elevato numero di piccoli animali (come per esempio i ciprinidi) hanno un gran numero di bastoncelli che gli servono per distinguere le loro piccole prede mentre pesci che hanno bisogno di un veloce riconoscimento delle prede, come ad esempio le trote in un torrente, hanno diversi tipi di coni che conferiscono grande sensibilita' ai colori.

Per capire come vede un pesce, per esempio il luccio, bisogna partire dal capire quali e quanti recettori sono presenti sulla retina e come sono disposti (il cosiddetto mosaico). Si analizza al microscopio elettronico una sezione di retina e si procede alla conta del tipo di recettori. Una volta terminato si esprime il risultato con un rapporto bastoncelli/coni. Si prendono quindi i singoli coni e si estraggono e identificano i pigmenti utilizzati per la ricezione del colore.

Queste analisi sul luccio hanno dato un valore di 9/1 per il rapporto bastoncelli/coni e hanno individuato la presenza di due tipi di coni con probabilmente almeno 2 tipi diversi di pigmenti.
Questi valori sono normalissimi per un pesce, denotano un'acuita' visiva non esasperata ma sicuramente orientata piu' verso la visione dei contrasti, delle forme e del movimento. La visione dei colori e' tipica della maggior parte dei pesci ed e' in grado di distinguere almeno 2 diversi tipi di colori, la visione dunque e' almeno dicromatica.
Detto questo viene da se' che le esche dovrebbero essere selezionate piu' per la forma che per i colori (rimanendo nel campo dei soli stimoli visivi) e che esche con forte contrasto sono da preferire a esche con scarso contrasto di colori e pattern. Potrebbe essere il motivo per cui la colorazione "perch" con le sue bande verticali e' un pattern di sicuro successo anche in acque dove non esiste una popolazione naturale di persici.

L'esperienza sul campo pero' insegna una lezione fondamentale: i pesci non sanno comportarsi secondo le regole che tentiamo di imporgli.
Infatti spesso esiste un colore "speciale" per ogni giornata. All'interno di una gamma di artificiali con la stessa forma, dimensione e movimento ma con diversi colori ce n'e' uno che in quel particolare posto e giornata sara' il piu' catturante. Statisticamente due compagni di barca che lanciano artificiali simili di cui uno non ha "il colore giusto" avranno un numero di attacchi molto diverso. L'ho imparato sulla mia pelle con un sonoro 12 a 2 per il mio compagno di barca..


La vista nei pesci non e' influenzata da fattori come la temperatura dell'acqua. Quando si e' in presenza di luce mutevole i pesci non sono in grado di adattare rapidamente l'occhio come gli animali dotati di iride mobile. I cambi di luce vengono affrontati in maniera' piu' lenta e con il movimento verticale dei pigmenti all'interno dei recettori. Lo stesso per quanto riguarda la messa a fuoco che viene fatta, piu' o meno come nel caso degli umani, tramite movimenti muscolari. La differenza e' che nei mammiferi i movimenti muscolari deformano il cristallino e la cornea mentre nei pesci cambiano soltanto la distanza dalla retina.



Di notte di norma il luccio non si muove molto e caccia soprattutto nei momenti di cambio di luce ma esistono delle eccezioni alla regola, come lo stupendo video qua sopra, dove si vede che il luccio attirato dalle luci dei subacquei e dalle vibrazioni emesse dal luccio piu' piccolo non ha difficolta' ad attaccare. Io stesso ho preso qualche luccio al buio ma quegli attacchi sono piu' da deputare a reazione alle vibrazioni e non hanno a che fare con la vista.


Bibliografia:
Walls 1942
Braekevelt 1975

9 comments:

Karol ha detto...

Lo stupendo video qua SOPRA...

Marco Milardi ha detto...

Ho corretto, grazie per la segnalazione.

pucci97 ha detto...

è un pesce veramente stupendo!
il video rende benissimo l'idea di che cosa è capace il luccio affamato!!!

Anonimo ha detto...

non è affamato purtoppo è solo molto territoriale, lo avrebbe attaccato anche se nn aveva fame

Marco Milardi ha detto...

Difficile capire se un attacco avviene per fame o per territorialita' da un video o dall'esperienza durante una battuta di pesca..

Roberto 'Skazz' Merciai ha detto...

Come già precisato in altre occasioni, credo che noi pescatori a spinning invochiamo un po' troppo spesso la territorialità per giustificare gli attacchi alle nostre esche, specialmente quelle troppo grosse o fantasiose per sembrare una preda.
La territorialità generalmente è un comportamento che riguarda specie strettamente associate al fondo, come possono essere ghiozzi e scazzoni in acqua dolce, o i serranidi in mare. Altrimenti nel periodo riproduttivo divengono territoriali le specie che costruiscono un nido e stanno a guardia delle uova, come sandre, black bass, persici sole, siluri, pesci gatto, eccetera, tutti pesci che negli altri periodi non sono affatto territoriali, anzi mostrano talvolta uno spiccato comportamento gregario. Per quanto riguarda il luccio, allo stato attuale delle conoscenze lo si potrebbe definire una specie territoriale facoltativa, a seconda delle circostanze ambientali. Come diceva Milo, che di lucci se ne intende più di me, distinguere un attacco per fame da uno per territorialità può essere molto difficile: un piccolo conspecifico che oltrepassa il "confine" territoriale può diventare automaticamente una preda! Inoltre che fastidio può dare il piccolo luccio del filmato all'esemplare più grande? Non competono certo per le prede o per la riproduzione. Difficile quindi invocare la territorialità per giustificare un attacco del genere.

Marco Milardi ha detto...

Bravo Rob che ha precisato bene il punto. Forse dovremmo scrivere un articolo completo sul tema, che ne dici?

Roberto 'Skazz' Merciai ha detto...

Ci pensavo da tempo, in effetti. Sarebbe un'occasione per scrivere finalmente qualcosa a 4 mani...

Rici ha detto...

Non troveremo mai un algoritmo che ci possa far strike ad ogni uscita, ma pescare questo pesce senza avere una idea di partenza o una intuizione basata sull'esperienza diventa tutto più difficile.
Secondo me non hanno una territorialità molto radicata, sono abbastanza volubili, certo però che nei fiumi li trovi più spesso dentro la stessa cover di quanto non posso succedere in un lago.

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