Quando si parla di pesca e vintage non si puo' non parlare di Sanpei. Un cartone animato che ha segnato la mia generazione e condizionato le passioni di molti pescatori in Italia.
E ci e' andata bene, che se ci facevamo condizionare da altri cartoni a quest'ora eravamo dei bombati di steroidi che cercano di far esplodere teste a cazzotti. Oppure staremmo costruendo robot giganti nelle nostre basi sottomarine.
Ci e' andata bene, vi dico.
Ai francesi l'hanno tradotto come Paul le pecheur, che piu' gianfransua' di cosi' si muore. Ci e' andata di lusso.
Tutto nasce da un manga di Takao Yaguchi ('73-'83) chiamato Tsurikichi Sanpei (Sanpei, entusiasta pescatore), poi trasformato in serie TV (109 episodi trasmessi in Italia a partire dal 1982, a tempo record appena finita la trasmissione in Giappone) ed infine nel 2009 anche in un film diretto da Tsunehiko Watase.
Nel cartone Sanpei, un precisino della fungia traslato nella pesca, va in giro per il Giappone (e il mondo) pescando i pesci piu' grandi sotto al naso di gente che ha cercato di prenderli per una vita. Invece di affogarlo di solito diventa amico di tutti. E' un cartone, ovviamente, ma c'e' qualcosa di vero?
In parte grazie alla fantasia dell'autore ed in parte grazie alla traduzione in Italiano siamo cresciuti con un concentrato di mito e leggenda, distillato in un cartone. Oggi andiamo a vedere quanto c'e' di vero in 10 elementi portanti del cartone.
In due puntate da 5 l'una.
1 - Sampei
Sampei nella versione originale si chiamava Sanpei, con la enne. Ma si sa, in Italia era il momento di Bigbabol e Bigfrut, vorrai mica lasciare il nome cosi' com'e' che poi i bambini si impressionano pensando ad un santo pescatore e si confondono con Sanpietro.
E' cosi' che i traduttori (lo studio ARIZONA), magari presi dalla fretta di consegnare il tutto in tempo, oppure per effetto di caffeina ed altre drogucce assortite si prendono la prima grande liberta'. Cambiano il titolo in "Sampei, il ragazzo pescatore" e buonanotte.
Come vedremo non sara' l'ultima delle liberta' che si prendono.
Pero' l'intero concetto di Sampei e' comunque ispirato ad una storia vera. Il sig. Yaguchi aveva veramente un nonno ed un migliore amico ai quali si e' ispirato scrivendo il cartone, la zona dove abita Sampei (vicino al monte Kanmuri) esiste davvero ed e' (piu' o meno) come si vede nel cartone, la maggiora parte delle tecniche di pesca adottate sono vere o almeno verosimili.
2 - Il matsugoro
Il matsugoro (episodi 40-42) esiste davvero,
un perioftalmo della malesia (@ Wikimedia)
ma nonostante il nome giapponeseggiante non si chiama davvero matsugoro ma piuttosto mutsugoro (con la U) oppure ancora meglio tobi-haze (che vuol dire piu' o meno ghiozzo aquilone, in giapponese). Matsugoro (ma anche mutsugoro) sono in realta' cognomi giapponesi, che ovviamente non c'entra niente con i pesci, altra liberta' dei nostri traduttori, ma questa volta passi.
Questa famiglia di pesci anfibi, chiamati anche perioftalmi, e' diffusissima nelle piane di marea di tutta l'asia, anche se alcune specie sono in pericolo di estinzione.
E non solo esistono, lo pescano davvero cosi' come abbiamo visto nel cartone. Giuro.
3 - L'itou delle paludi
Nel cartone (episodi 24-26) e' un pesce della famiglia dei salmonidi che vive nelle paludi di Kushiro, in Hokkaido. Quello che Sampei e Yachibonz riescono a prendere, dopo una dura lotta, e' lungo un paio di metri.
Intanto le paludi esistono davvero, e sono davvero a Hokkaido. Niente male come inizio.
In piu' le paludi ospitano il pesce d'acqua dolce piu' grande del giappone, l'Ito o Sakhalin taimen (Hucho perryi). Bingo!
Sakhalin taimen (@ Wikimedia)
E per quanto riguarda le misure? Beh il record IGFA si assesta miseramente sotto ai 10 kg ma un record non ufficiale riporta 2 m e 10 cm per un esemplare catturato nel 1937 proprio in Giappone. Un fondo di verita' nella leggenda del cartone o un bagliore di speranza per i nostri viaggi futuri?
4 - Le carpe cruciane
No vabbe', su queste c'e' gia' il buon articolo del Dr. Skazz. Andatevelo a leggere.
5 - Il pesce diavolo
Nell'episodio 29 Sampei e suo nonno vanno a bracconare scazzoni di notte con la fiocina, ma incontrano una ragazza che cerca di prendere uno scazzone di dimensioni eccezionali e con le corna di un diavolo. Perche' potrebbe farne una medicina per salvare il padre morente. E poi ti chiedi perche' si estinguono i rinoceronti o gli squali sono a rischio...
Anche qua un pastrocchio di traduzione. Kajika in Giappoonese indica i pesci della famiglia degli scazzoni (in particolare Cottus pollux, quello che pescano in quest'episodio), cioe' i cottidi. Non i pesci gatto, come vengono chiamati nell'episodio. Ma all'epoca non avevano neanche wikipedia.
Cottus kazika e' la cosa che si avvicina di piu' al pesce diavolo che cercano di catturare per tutto l'episodio. Non ha le corna e non caccia infilzando i pesci con esse. Che io sappia non esistono cottidi con le corna nei fiumi giapponesi, di pescatori con le corna in compenso...
E' davvero lungo fino a 30 cm ma non e' raro, anzi e' abbastanza comune. Almeno forse se la cava.
La seconda parte di questo articolo e' ora pubblicata!
Ringraziamenti:Mi pare il minimo segnalare il blog http://voingiappone.wordpress.com/ su cui ho ritrovato l'immagine e il video della pesca al matsugoro, dopo averlo visto su facebook e perso per mancanza di prontezza a prendere nota.