venerdì 26 agosto 2011

Larva di libellula

Sono tornato ieri notte dal mio tour of duty estivo. Bello, bello, bello. Faccio di sicuro il lavoro piu' bello del mondo (anche se di certo non il piu' pagato) e penso che pubblichero' quantomeno una serie di foto dei luoghi che ho visitato.

Ora non mi resta che rimettere in sesto i pezzi del blog (e della mia vita personale) che nel frattempo sono stati trascurati.Ci sono importanti decisioni da prendere all'orizzonte ed alcune di esse potrebbero avere pesanti conseguenze sulla continuazione del blog.



Oggi pero' non voglio preoccuparmi piu' di tanto ed invece mi concentro sulle ultime fatiche relative al corso di limnologia artica. La fortuna (ho lanciato una moneta) ha voluto che finissi nel gruppo dei macroinvertebrati acquatici assieme a molti dei miei ex-studenti.

Uno dei grandi assenti nelle nostre catture e' stata la larva (o ninfa/naiade a seconda della pignoleria) di libellula. Principalmente perche' la stagione era troppo avanzata a quelle latitudini (sottozero qualche notte in agosto).
Queste larve erano tra le mie preferite in gioventu' e facilmente reperibili nelle centinaia di pozze d'alpeggio a cui avevo accesso illimitato. Facili da allevare le tenevo in un terrario estremamente rozzo fino alla fase adulta.

Le parti boccali di una larva di libellula ed il loro funzionamento durante la predazione. Il labrum modificato viene esteso per catturare le prede

In compenso pero' sono riuscito a recuperare qualche larva di Sialis. Roba che non vedevo da un bel po' di tempo visto che la maggior parte di questi insetti non vive nelle mie zone d'origine (che di ontani nemmeno l'ombra).

Una larva di Sialis dalla Svezia.

Altrettanto impressionante nella capacita' di nuoto e di predazione, anche se gli adulti sono nettamente inferiori come predatori. In effetti mancando completamente di bocca vivono solo alcuni giorni.

Non preoccupatevi comunque, molto presto torneremo a parlare di pesci, come al solito.

sabato 6 agosto 2011

Siluro - curiosita'


Un utente mi ha gentilmente segnalato che la foto sorpa, apparsa in un precedente articolo sul siluro (QUESTO), non e' in realta' la foto di un siluro. Ringrazio Walter per la segnalazione.

In effetti si tratta di un pesce gatto americano, il testa piatta (Pylodictis olivaris), che e' rimasto incastrato cercando di ingoiare un pallone da basket e non riusciva piu' ad immergersi. Ancora vivo e' stato successivamente liberato.

Il motivo per cui ho pubblicato quella foto e' presto detto. Originariamente la foto che avrei voluto pubblicare era questa.


Che si riferisce ad un siluro morto per aver cercato di ingoiare un pallone da calcio. Pero' l'articolo si riferiva ad un argomento serio con un tono leggero e non pensavo (e non lo penso tutt'ora) che il tono scherzoso dell'immagine e della didascalia sarebbe andato d'accordo con questa foto un po' macabra.
Insomma l'obbiettivo era scherzare e prendere alla leggera l'argomento, non trovare una foto che si adattasse al testoo che spaventasse la gente.

D'altra parte di foto di pesci morti per ingordigia ne e' pieno il web, e' una cosa naturale che succede a molti animali, specialmente a sangue freddo. Comunque spero che l'equivoco sia chiarito.

Visto che ci siamo diamo un altro paio di notizie relative al siluro.

Questo documentario, piuttosto ben fatto, e' molto interessante e con ottime immagini subacquee. Girato negli areali originari del siluro mostra il corteggiamento nuziale durante la frega (piu' o meno intorno al minuto 6). Il mio tedesco e' veramente pessimo ma tant'e', spero che il vostro sia migliore del mio.




Un'altra foto reperita via internet mostra (presumibilmente) il record di siluro. Personalmente ho sempre trovato il dato citato in diversi articoli e libri un po' esagerato, ma a guardare questa foto potrei ricredermi.

E' questo il famoso siluro del Dnepr? Difficile dirlo.. A me sembra piu' uno storione ladano..

Finora il record spetterebbe al fiume Dnepr nei pressi di Krementchug con 5 metri di lunghezza e 300 kg di peso. Pesci intorno ai 300 kg sono stati riportati anche dal Volga e dal Mar Caspio.

Purtroppo niente foto, o almeno niente foto chiare, ed e' abbastanza noto nell'ambiente che i russi non ci andavano troppo cauti con le misure..Magari un giorno anche queste taglie veramente eccezionali verranno confermate.

So che dopo un mese senza aggiornamenti questo non e' il modo migliore per cominciare ma visto che il lavoro sul campo mi sta prendendo meno tempo del previsto prometto di pubblicare qualche altro articolo piu' serio entro breve.

martedì 28 giugno 2011

Storie di immissioni incredibili


Cosa sta rilasciando questo aereo dall
Coriandoli? Acqua per spegnere un incendio? Volantini con la faccia di Vendola? Bustine di zucchero sui bambini del delta del Niger? Saranno mica le ormai derisissime schie comiche?

Niente di tutto questo.
Questo aereo sta facendo niente piu' e niente meno di quello che per anni era stato fatto con mezzi molto piu' tradizionali.

Ma partiamo dall'inizio. Come fare a fare conservation management in aree che sono difficilmente accessibili, dove non ci sono strade ed e' difficile arrivare perfino a piedi?

Beh 100 anni fa non c'erano molte alternative e le risorse erano quelle che erano. Se si voleva immettere pesci in montagna le introduzioni erano fatte tramite grosse taniche portate a spalla. Lo stesso valeva per la gran parte del materiale che veniva ricavato sul posto o portato a spalla.

Alcuni portatori di avannotti di pesce in una foto d'epoca (NYDC)

Naturalmente ove possibile si ricorreva anche alla trazione animale. Almeno fino agli anni '70 le introduzioni di trota nei laghi alpini dell'america veniva fatta a cavallo in tutte le localita' che erano accessibili. Questo metodo e' ancor oggi utilizzato e la possibilita' di partecipare ad uno di questi progetti viene addirittura messa all'asta per finanziare i progetti.

Purtroppo le immagini di introduzioni a cavallo sono poche, per cui vi dovete accontentare..

La meccanizzazione ovviamente ha portato non pochi vantaggi ma anche gli ATV (i quad, tanto per intenderci) hanno qualche difficolta' a raggiungere localita' remote. Fango, guadi, strade con piu' buche che pezzi piani, paludi e zone con pendenze proibitive..
Allora si penso' di cominciare ad utilizzare gli aerei. I pesci venivano collocati nel vano di cargo di piccoli aerei assieme all'acqua e poi lanciati sul lago. Come tanti paracadutisti.
La mortalita' non era troppo alta e quando i programmi ebbero sufficienti fondi....beh il resto e' storia...

Uno schema di come avviene l'introduzione per via aerea (di Alvers Handerson, ricordate questo nome perche' sara' oggetto di un prossimo articolo)


Ovviamente tutto si puo' migliorare. Gia' con gli aerei si era incrementato incredibilmente il raggio a cui si poteva arrivare ma c'erano comunque tanti laghi che per la conformazione del territorio circostante non si prestavano a questo tipo di operazione. E allora potevano desistere? No, ovviamente no.
Si sono usati elicotteri che con la loro maggior capacita' di manovra riescono ad arrivare dove gli aerei non arrivano ed a ridurre ulteriormente la mortalita'.


Un elicottero si prepara a caricare le taniche piene di avannotti da rilasciare in quota (missoulian.com)

Ora voi vi starete probabilmente chiedendo se gliel'ha ordinato il dottore di fare tanti sforzi per portare dei pesci in zone inaccessibili. La risposta del perche' si fa tutto questo non c'e'. O meglio ce ne sono tante, tutte ugualmente valide sotto diversi punti di vista.
La maggior parte di esse si puo' riassumere con un: volevano pescare pesci dove prima non c'erano.





mercoledì 22 giugno 2011

Alieni fra noi – Carnevale della biodiversita’ 4 di 6



"Un'opinione e' quello che si ha quando non si conoscono i fatti. Quando si conoscono i fatti non si ha bisogno di un'opinione.”
— Solomon Short

Questo post e’ la continuazione ideale di molti articoli gia’ apparsi su questo blog, anche se non elaborato come vorrei in quanto il tempo a mia disposizione e' veramente limitato. Dopotutto mi occupo degli effetti dell’introduzione di nuove specie per lavoro ed e’ stato per me naturale riversare parte delle mie conoscenze nel blog.
Potete leggere i precedenti articoli relativi al carnevale della biodiversita’ pubblicati in precedenza su questo blog a questi link: inifinite forme bellissime, biodiversita' e adattamenti, le dimensioni contano.
Sul blog Erba Volant di Enrico Bruni potrete trovare invece la lista completa di articoli che partecipano a questa edizione del carnevale, completa di una breve recensione per ognuno di essi.
Il livello altissimo degli autori dei blog partecipanti e' una garanzia di una lettura facile ed interessante.


martedì 31 maggio 2011

La parabola del buon selvaggio



Le idee, si sa, sono cose strane. Fanno fatica a nascere ed a volte fanno ancora piu' fatica a morire.

C'e' un'idea particolarmente persistente che si sente riproposta periodicamente: quella del "buon selvaggio" che non raccoglie piu' di quello che puo' consumare e vive in armonia con la natura.
Sostenuta da molteplici autori del 18mo secolo come Shaftesbury e gia' allora contrastata da altri e' un'idea che fa fatica a morire ai giorni nostri. Sostanzialmente consiste nel dipingere l'uomo che vive nella natura come sostanzialmente buono, con alti principi morali ed etici innati e non acquisiti tramite religione o societa'.
Quest'idea probabilmente e' nata come reazione alle idee di Hobbes e ai fatti storici (massacri di indigeni) del secolo precedente.

La realta' e' che il selvaggio e' per natura tale e quale ad un uomo moderno. Semmai esistono differenze etiche queste sono il prodotto di societa' e cultura.

Molti sistemi di pesca e di coltivazione tradizionali e "primitivi" sono decisamente distruttivi su scala locale (pesca col veleno in amazzonia, bruciare foresta vergine in africa) e non lo sono su scala globale solo per il basso numero di abitanti e per le modeste porzioni di territorio a cui vengono applicati.


Nella realta' il selvaggio non riesce a far collassare le popolazioni di pesci principalmente perche' gli mancano i mezzi per farlo. Prova ne sia il fatto che quando questi mezzi vengono sviluppati (o forniti) non si fa nessun problema ad utilizzarli come e forse anche piu' delle persone "civilizzate".

Non e' una gara a chi e' "peggiore" ne' un disprezzare le altre culture che ci fa sentire migliori. Piuttosto quello del buon selvaggio e' un mito creato per far sentire peggiori noi stessi, una specie di condizione ideale a cui l'uomo moderno dovrebbe tendere.

Se volete leggere alcuni articoli sul tema non troppo tecnici e con un po' di umorismo vi consiglio il blog dell'Albero di Maggio.

venerdì 27 maggio 2011

Un'orgia di squali


Il post di oggi non tratta specificamente di pesci. Almeno per quelli di voi che chiamano pesci solo gli osteitti e i condrostei..
Per tutti gli altri che come me utilizzano la definizione allargata fino agli agnati tutto normale.

Quando ero ancora un ragazzino sono sempre stato affascinato dagli squali. Come e' ovvio i libri e le riviste erano piene di foto di squali come il tigre o lo squalo bianco.
Poi nel 1989 ci fu un attacco ad un sub al largo di Piombino che porto' alla ribalta della cronaca nazionale lo squalo bianco come descritto dai film di Spielberg.

Altri squali non sono altrettanto "fortunati" e la maggior parte del grande pubblico non sa nemmeno che esistono. Di oltre 400 specie quelle piu' note si contano sulle dita di due mani. Certo tutti si ricordano dello squalo piu' piccolo (17 cm, Etmopterus) o dello squalo piu' grande (12 metri, alcuni dicono di piu, Rhincodon) ma nel mezzo esistono forme magnifiche e dalle ecologie particolari ed affascinanti.

Qualcuno puo' pensare che ormai si conosca tutto quello che c'e' da sapere, almeno per le specie piu' famose. Eppure non e' cosi.
Certo, ne sappiamo molto piu' di qualche decina d'anni fa ed abbastanza per falsificare leggende metropolitane come quella che gli squali non sono affetti dal cancro, pero' molte conoscenze mancano.

Per fare un paio di esempi pratici sappiamo che gli squali bianchi compiono grandi migrazioni (al contrario di quanto si pensava nel passato) ma non sappiamo quanti sono. Al momento sembra che ci sia stata una rarefazione e la specie e' protetta da vari trattati internazionali ma nessuno sembra poter dare una stima corretta del numero di squali bianchi. Non sappiamo molto anche dei ritmi di crescita o delle modalita' esatte di riproduzione (c'e' ancora dibattito sul numero esatto di figliate nella vita di una femmina) o di quanto siano grandi gli esemplari alla nascita. Il video all'inizio di questo post e' praticamente l'unica testimonianza che abbiamo dove si vede qualche preliminare.

Se l'unico modo di riunire maschi e femmine senza che si attacchino tra loro e' quello di dargli da mangiare una carcassa di balena finche non hanno la pancia piena nessuna meraviglia che non ci siano molti squali bianchi in giro..

martedì 24 maggio 2011

Nuovo record del mondo IGFA di siluro?


La notizia non e' proprio fresca e si sa che le notizie sono come il pesce e dopo 3 giorni..

Pero' io non sono schizzinoso, come potrei esserlo con il lavoro che faccio?

Se le misure saranno confermate queste dovrebbero essere le foto del nuovo record mondiale per quanto riguarda la pesca del siluro. Questo colosso di 265 cm per 149 Kg di peso esce dalle acque italiane del Po ed e' stato catturato da Erik Zbinovsky, pescatore slovacco, nei pressi di Porto Viro (RO).




Sembra sempre piu' realistica la possibilita' che la crescita di questa specie, introdotta negli anni '60 ed esplosa negli anni '80 e '90 non si stia livellando come previsto. Prova ne sarebbero i continui record mondiali catturati tutti nelle acque italiane negli ultimi anni..


Modelli da rivedere o semplicemente alcuni fattori sfuggono ad un'analisi superficiale? Per il momento difficile dirlo. Sicuramente catture del genere alimentano il contrasto tra chi cerca il ripristino ambientale e chi e' interessato alla caccia al record, interessi troppo diversi e forse inconciliabili..